... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

lunedì 16 novembre 2009

Veronika doveva morire

Paulo Coelho non è tra i miei autori preferiti ma ho letto comunque qualcosa di lui. Non è che sia malaccio, ma per i miei gusti è così tanto ottimista da non risultare verosimile. Acquistando un libro di Coelho sappiamo che al suo interno non ci saranno mostri e fantasmi, non quelli "Kinghiani" almeno, pur rimanendo un romanzo, quindi, sappiamo a priori che tutto lo sviluppo della trama sarà abbastanza reale, non tanto lontana dai fatti che leggiamo sui giornali o che la TV alla "De Filippi" ci propina. Tuttavia nei (soli) tre romanzi che ho letto il finale era abbastanza stridente con i fatti narrati, troppo rose e fiori. In un romanzo di Coelho, il piccolo Samuele Lorenzi non sarebbe morto, ma soltanto addormentato così come Chiara Poggi che magari nelle ultime pagine verrebbe svegliata, tra lo stupore generale, proprio da un romantico bacio del fidanzato/indiziato Alberto Stasi. Io sono del parere che le cose quando vanno male, la maggior parte delle volte finiscono male. Si capisce subito dalla piega che stanno prendendo i fatti.
Nel suo romanzo "Veronika decide di morire" Coelho racconta di una giovane slovena che leggendo un articolo su un giornale che raccontava dell'attesa tra i giovani per l'uscita sul mercato di un nuovo videogame (se non ricordo male), si rende conto che questo è un mondo malato e privo di valori e prende la saggia decisione di uccidersi con una overdose di barbiturici. Purtroppo per lei, si risveglia in una ospedale/casa di cura dove le viene comunicato che per il suo gesto, il suo cuore ha subito dei danni irreparabili e che quindi le rimangono solo pochi giorni di vita. Li dentro conosce gente che viene considerata "matta" dal mondo esterno ma che invece hanno una ricchezza interiore non indifferente e con loro lega molto. Addirittura si innamora di un ragazzo ricoverato e proprio ora che ha trovato amici ed amore in delle persone semplici si rende conto di avere la morte che incombe su di lei e si pente del gesto compiuto quando è ormai troppo tardi. Ma guarda un po', colpo di scena, i medici avevano scambiato le cartelle (oddio, questo in effetti è verosimile) e non è lei quella destinata a morire (questa cosa mi ricorda molto "Fantozzi in paradiso") e quindi potrà continuare a godere di quella felicità improvvisa ed inaspettata, a godere dell'amore, dell'amicizia e soprattutto della vita.

Veronika sarebbe dovuta invece morire, perchè di solito funziona che quando vorresti che tutto va bene, tutto va invece male. Di solito quando finalmente hai trovato qualcosa di piacevole e stai bene arriverà qualcosa a rovinarti tutto. I dottori nel romanzo, avrebbero dovuto sbagliare al contrario. Avrebbero dovuto dire a Veronika che tutto era a posto, che il suo cuore non aveva subito danni. Veronika avrebbe quindi conosciuto quegli amici speciali, avrebbe conosciuto l'amore e non avrebbe visto l'ora di uscire finalmente dalla clinica. Si sarebbe sentita fortunatissima, avrebbe pensato che finalmente le cose stavano cominciando ad andar dritte e avrebbe ripudiato quel suo tentato suicidio. Ma poi, come un fulmine a ciel sereno, sarebbe entrato un dottorino a testa bassa per comunicarle che c'era stato un madornale errore e che la sua vita sarebbe stata destinata a spegnersi nel giro di poche ore ormai.

Solo allora Veronika avrebbe capito che quella sensazione al petto non erano emozione, felicità ed amore ma i prodromi di un infarto. Veronika avrebbe capito quante belle cose della vita le erano state negate da un "destino crudele". Avrebbe rimpianto quella sua azione, anche se, senza il tentato suicidio non sarebbe mai arrivata in clinica e non avrebbe mai conosciuto quella gente.

Insomma, spesso è così che funziona. Il colpo di scena è al contrario. Veronika almeno sarebbe morta di li a poco ma il più delle volte si continua a vivere in privazione ma concretamente consapevoli di quello che non si ha. Sarebbe stato ben peggio per Veronika se fossero morti tutti i suoi nuovi amici, compreso il suo nuovo amore. Se fossero morti, o allontanati o non più capaci di rapportarsi così come quando li aveva conosciuti ed apprezzati.

Il fatto che Veronika ne sia venuta fuori pulita, felice ed amata è solo un'altra buonista ed ottimistica distorsione della vita reale.

mercoledì 11 novembre 2009

Una Gag che fa cagare, ti da modo di pensare!

Mi sono sempre chiesto se in un sogno la paura si prova per quello che la visione onirica ci offre oppure se si prova perchè è il sogno ce la impone. Propendo per la seconda ipotesi. Mi è capitato spesso di sognare mostri, diavoli, fantasmi e non aver provato paura ma essere terrorizzato in altri sogni da insetti o da semplici alberi. Dunque non è cosa vedo a spaventarmi in sogno, ma da come il sogno sia stato, in un certo senso, "programmato". Forse l'elaborazione visiva onirica più ovvia di ansia, preoccupazione e stress dovrebbe essere stereotipata in fantasmi, zombie, assassini, pazzi e Topo Gigio, ma qualche volta qualcosa non va e a simboleggiare tutto questo è invece, ad esempio, una pietra. La pietra non fa paura a nessuno, a meno che non ci sia scagliata addosso durante una lapidazione, eppure nel sogno, proprio perchè significante strambo di qualcosa che poteva essere meglio rappresentato, ci terrorizza. Difficile che un pittore rappresenti l'inverno con un prato fiorito insomma.

Questa notte ho avuto la stramba conferma di quanto ne penso a proposito.

Il sogno era ambientato in camera mia.
Un ragazzo alla finestra al secondo piano del mio palazzo era con ogni evidenza follemente innamorato di una ragazza anche lei affacciata alla finestra del palazzo di fronte (maledetto Giacobbo ed il suo Voyager per aver lunedì dedicato un servizio a Shakespeare). Si sentiva la voce del ragazzo anche se non lo si vedeva più, era rientrato. Raccontava ai suoi familiari di quanto fosse bella quella ragazza di fronte, che nel frattempo era a sua volta rientrata in casa, sostituita da sua nonna, una anziana obesa intenta a stendere i panni. Qualcuno, forse lo zio, con un improbabile accento napoletano che adesso non saprei scrivere dice: "Vediamola questa bellissima ragazza" e affacciandosi vede invece la nonnona.
"Oh Marunna, ma questa è una cicciona!" (mi scusino i partenopei) esclama lo zio e ritirandosi in casa.
Ora, la Gag, la delusione dello zio, il malinteso mi fecero talmente ridere che dovetti necessariamente raccontare l'accaduto ai miei famigliari che apprezzarono e ne risero anche loro. Subito dopo aver dato sollazzo anche ai miei, mi sono svegliato e dapprincipio la gag mi faceva ridere sul serio, ho pensato che l'avrei dovuta inserire in uno dei miei racconti, che sarebbe stata bene in un telefilm, di quelli che guardi quando hai la febbre e sei a casa non potendo andare al lavoro. Poi, poco a poco, diventavo sempre più lucido e la gag sempre peggiore. In primo luogo un napoletano non avrebbe detto "Cicciona" ma qualcosa come "Chiattona". Forse con "Chiattona" avrebbe potuto funzionare, ma i secondi passavano ed io ero sempre più sveglio. Meno di un minuto dopo provavo vergogna di me stesso per aver solo pensato che quella roba potesse essere divertente. Era solo che nel copione di quel sogno era previsto che si ridesse, mi avrebbe fatto ridere qualunque cosa, se fosse stato in programma.

Alla fine, però, la GAG l'ho davvero raccontata. Questo lancia un ombra inquietante sulla mia già complicata psiche.



domenica 1 novembre 2009

Pingping Lovers

A me sta sulle palle. Ma non per quello che ha, poveraccio. E' che secondo me è DAVVERO un "dito". Tra l'altro lo stare a cavallo sulle gambe di svariate donne che lo trattano come se avesse un paio d'anni, non fa che accrescere la sua, immagino, già provata frustrazione sessuale.

Con
nanismo primordiale l'individuo ha un organismo molto sottodimensionato rispetto alla norma. La malattia può essere diagnosticata già durante lo sviluppo del feto si intende una forma di nanismo in cui già dal concepimento; nonostante ciò, la rarità di questa malattia fa sì che spesso non venga correttamente diagnosticata, venendo scambiata per disfunzioni legate al metabolismo o dovute a una nutrizione scorretta. Non è ancora noto quale sia il fattore scatenante della malattia, per cui non esistono cure; a differenza di altre tipologie di nanismo questa non può essere curata con la somministrazione di somatotropina (ormone della crescita), dato che non dipende da alterazioni delle ghiandole che secernono quest'ormone.

Tra le varie forme di nanismo, le cinque sotto-categorie di nanismo primordiale sono quelle considerate più gravi; fortunatamente sono anche estremamente rare, dato che si calcola esistano al mondo solo 100 persone che ne soffrono. L'aspettativa media di vita è di circa 30 anni.

(Fonte: Wikipedia)

Ora, questo He Pingping è nato nel 1988, questo vuol dire che vorreste spupazzarvi un ingenuo bambino di 21 anni e che se tutto va bene potreste farlo ancora per soli nove anni. A questo punto converrebbe che voi donne spupazziate me, tanto sono più alto di soli 93 centimetri e credo d'avere una aspettativa di vita maggiore. Per di più non ho alcuna intenzione d'aggrapparmi qualunque sporgenza abbia Barbara D'Urso.