... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

giovedì 26 febbraio 2009

Un maliconico tempo terzinato

Ero in macchina sulla tangenziale di Pescara e come al solito girava nell'autoradio quel CD sempre diverso, ma con dentro sempre le stesse canzoni. Sono noto per non aver gran cura dei CD.
Tra i tanti MP3 salta fuori una delle canzoni di quello che fu, anni fa, "il mio gruppo preferito"; uno di quelli che fa mille canzoni usando solo tre accordi. Uno di quelli che se non si tratta dei Nirvana e li ascolti nonostante facciano canzoni con tre accordi piuttosto banali, allora sei checca. Soprattutto se il leader del gruppo è una donna.

O'Riordan cantava non proprio allegramente, della morte di un imprenditore discografico, ed io ero arrivato a percorrere "le gallerie" che bypassano Francavilla al Mare collegando Pescara ad Ortona. Gli ipnotici catarifrangenti che avanzavano ricordandomi un recente, piacevole trascorso e la musica ascoltata la prima volta dieci anni fa hanno scatenato in me una sorta di malinconica sinestesia.

Ho pensato che non di rado cerco nel presente ciò che di buono è stato nel passato. Spesso senza successo. Come se le cose seguissero schemi precisi: ciò che in passato è stato buono allora lo sarà anche in futuro e invece non è così.

Ricreare le situazioni, leggere il sequel di un libro o peggio guardare quello di un film: fatica inutile. In più se si pensa che se si cerca ancora il futuro in un passato fallito allora credo che la situazione sia ancora più grave. Le cose evolvono ed io rimango fermo. Penso al modo di potermi divertire "come già successo tempo fa", e non di far qualcosa per vedere "se dopotutto mi son divertito". Va a finire poi che si muovono "Cristi e Madonne" per ricreare la patetica situazione, la patetica atmosfera, e poi finisce tutto dentro al cesso. Colpa delle aspettative.

E' che uno fa il metro. Probabilmente si fa il metro quando nella vita si hanno avute poche soddisfazioni. Futili, ma pur sempre soddisfazioni. Io li chiamo biscottini.

Se ho avuto 10 esperienze lavorative di cui solo UNA mi ha lasciato soddisfatto? Una volta conclusa questa, le altre occasioni mi puzzeranno prima di provarle.
10 donne mi hanno mandato a cagare ed una sola c'è stata? Ovvio che QUELLA sarà la figura da cercare nelle future esperienze. Una sorta di psichica matriosca.

Ci vogliono. Qualche biscottino ogni tanto ci vuole. Ci vuole come un vaccino contro il pensiero: "Non ce la farò mai".

La sinestesia indica una contaminazione dei cinque sensi nella percezione del percepibile.

Essa indica situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi.

Nella sua forma più blanda è presente in molti individui, basti pensare alle situazioni in cui il contatto o la presenza di un odore o di un sapore evoca un'altra reazione sensoriale (la vista della frutta che è percepita anche come sapore), ed è spesso dovuta al fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto distaccata dagli altri.

Più indicativo di un'effettiva presenza di sinestesia il percepire uno stimolo (ad esempio il suono) con una reazione netta e propria di un altro senso (ad esempio la vista). Per forma pura si intende la sinestesia che si manifesta automaticamente come fenomeno percettivo e non cognitivo. Il fenomeno è volontario al punto che il sinesteta puro, vede i suoni e sente i colori (un compositore che ha sfruttato proprio questa sua capacità è Olivier Messiaen). Si presenta a volte in concomitanza con altre affezioni come il mancinismo, l'allochiria (confusione della mano destra con la sinistra), scarso senso dell'orientamento, dislessia, deficit dell'attenzione e, scarsamente, autismo.

Interessante è che spesso la reazione sensoriale è a direzione unica: ad esempio, se vedo una nota musicale come un colore, non è detto che vedendo quel colore la mia mente evochi quella nota. Questa è una delle caratteristiche della sinestesia percettiva, ovvero l'unidirezionalità.

Esperienze di tipo sinestetico possono essere indotte in maniera artificiale, mediante l'uso di sostanze allucinogene, sostanze stupefacenti come l'LSD, esperienze di deprivazione sensoriale, meditazione, ed in alcuni tipi di malattie che colpiscono la corteccia cerebrale.

Alcuni recenti studi tendono ad associare le persone affette da sinestesia ad una particolare sensibilità intellettiva e cognitiva. (fonte wikipedia)




« La malinconia è la gioia di sentirsi tristi »

(Victor Hugo)

La malinconìa è un sentimento indefinibile, inesplicabile, che provoca una tristezza costante, ma di turno.


La malinconia è un sentimento simile alla tristezza, che spesso si ripresenta dopo una visione "nostalgica" di qualcosa. La malinconia è una sorta di tristezza di fondo, quasi non consapevole.

Tipico della malinconia è un atteggiamento triste e nostalgico o in alcuni casi depresso e privo di voglia di fare.

Si potrebbe definire come il desiderio, in fondo all'anima, di una cosa, di una patria, di una persona mai conosciuta o di un amore che non si è mai avuto, ma di cui si sente dolorosamente la mancanza. La malinconia si può manifestare in espressioni del viso, in un sentimento di tristezza che può durare anche una vita. (fonte wikipedia)

sabato 21 febbraio 2009

Sesso libero si.... Ma non con la Zanicchi

Quando esprimo il mio parere in merito, vengo etichettato come "il solito porco". Altre invece sorridono perchè pensano che io stia scherzando. Eppure non parlo con le vecchine sedute alle prime file di panche nella chiesa di quartiere.

Non sono un figlio dei fiori, tuttavia credo che non ci sia bisogno di essere uno di questi, per comprendere la mera utilità pratica e ludica del fornicare. Certo, questo è il mio punto di vista.

E' che non ci vedo nulla di male nella fornicazione consensuale, se sta bene a te e sta bene a me, insomma, perchè no? L'importante è non mistificare il partner solo per frugarle tra le gambe.
Comprendo che per fattori ormonali e sociologici, le femmine che sposano questa filosofia sono ben minori, ma questa minoranza non deve sentirsi essere chiamata "zoccola". La zoccola è ben altro. La zoccola esiste.

Zoccola è chi la da via anche quando è formalmente "impegnata" con qualcuno, continuando a darla via disinteressandosi del suo status, senza disimpegnarsi. Ovvio che nelle stesse condizioni, l'uomo che si comporta così è un emerito coglione.

Sono stato tacciato, una volta, di preferire le ZOCCOLE e contestualmente mi è stato consigliato di trovarmi una ragazza ZOCCOLA che mi cornificasse ad ogni pie sospinto, se era così che la pensavo.... che dire... cristiana ottusità.

Nella parità dei sessi, la donna su questo piano continua ad essere svantaggiata. Non so cosa dicesse di preciso la Zanicchi, ma se non state cornificando nessuno, se non state illudendo nessuno cari donnini e se ne avete voglia, date un colpetto di telefono ad un vostro caro amico single e magari ne riceverete un altro in cambio. Contenta tu, contento lui.

Chi mi conosce sa che non sono mai saltato addosso ad amiche, ed ugualmente non ho tolto il saluto a nessuna solo perchè "non me l'ha data". Chi mi conosce sa che quando mi interesso ad una ragazza che mi piace, non le chiedo: "Scopi?" tra le classiche "di che segno sei?" e "come va?" e "che fai nella vita?". Nessuna perversione dunque, nessuna ossessione.

Solo in un caso non sono d'accordo. Di pomeriggio, ti viene fame e vai a scaldare un po di latte per pucciarci dentro un paio di merendine. Tua nonna è già in cucina con la TV accesa sintonizzata su RAI UNO e c'è KATIA RICCIARELLI che da pienamente ragione ad IVA ZANICCHI sulla questione "sesso senza amore". Perchè è GIUSTO che UNA SESSANTENNE trombi, se quel giorno le gira. Ecco, è proprio in questo caso. Quando avevo non proprio fame, ma più voglia di qualcosa di buono e mi compaiono le immagini della Ricciarelli e della Zanicchi che se la spassano ... allora NO, non sono d'accordo.

mercoledì 18 febbraio 2009

Con il culo di Zio Sabeddu Accalai

Mi piacerebbe un'eredità inaspettata da parte di qualche personaggio sconosciuto e morto senza parenti prossimi e che, per merito di strambi incroci di antiche ed ataviche parentele arrivi a me. Questo è un racconto di fantasia scritto anche un po controvoglia, quindi escluderei avvocati, truffe, Moreno Morelli e striscia la notizia. Il dato di fatto è questo:
Oggi è l'ennesimo giorno di merda passato tra incazzature, freddo ed insipida routine. Quand'ecco entrare il postino che con il suo cafonesco verso annuncia il suo arrivo: "Poschtaaa!!". Quasi apre la porta con un calcio (chi lo faceva? Don Rodrigo?), quest'uomo alto con dei baffi che sembrano peli di cinghiale. Entra con una divisa giallofosforescente con il casco da motociclista ancora in testa e, calcolando tutto quanto insieme, sente il bisogno comunque di annunciare il suo arrivo: "Poschtaaa!!", come se nessuno, tranne la povera cliente vecchina che si rotola a terra con le mani al petto, colta da un infarto da sorpresa, se ne sia accorto.
"Poschtaaa!!!" e poi aggiunge: "c'è da firmare". - E che cazzo! - chissà che bolletta ho dimenticato di pagare, chissà quale norma del codice stradale ho infranto, chissà chi ho spinto a querelarmi, o più genericamente, chissà quanta merda mi cadrà addosso? Firmo. Il Greezly con casco e divisa esce ed io ho in mano questa busta. Paura e curiosità mi divorano. Vorrei aprirla subito, ma la vecchina infartuata s'è ripresa e sembra interessata anche a ciò che non è in vendita come polvere e rumori provenienti da fuori. Come se ciò non bastasse si intrattiene ancora il tempo necessario per far accorrere altri avventori e cultori della pia opera proseliti adoratori e praticanti della rottura di altrui scroto. La vecchina per risparmiare il proprio di simbolicissimo scroto "si dà", adducendo motivazioni poco plausibili. Finalmente, dopo un'ora passata a badare ai clienti e a lanciare occhiate alla busta chiusa, come se si trattasse del test di gravidanza ancora gocciolante (si, questa cosa del gocciolare l'ho aggiunta perchè vi venisse un moto di schifo) della propria fidanzata, riesco ad aprire la lettera.
Leggo questa missiva dal notaio di gran croc. Lanfranco Culalegher che mi annuncia che il povero Zio Sabeddu Accalai ha stirato le gambe in sardegna, lasciando a me la sua casa al mare.
Mica cazzi! Una casa in sardegna! Al mare!
Venderla? Neanche per sogno. Io non la vederei. E' un rifugio lontano. Immeritata e quindi, per una sorta di traslitterazione del detto: "Ognuno è bravo col culo delgi altri", ancora più piacevole da sfruttare. Il culo è in quest'ottica di Zio Sabeddu buon'anima. Il culo è mio se invece l'intendiamo nell'accezione di "fortuna".
Di colpo sarei, da solo o in compagnia, in un posto dove non dovrei essere. In un posto dove la mia presenza non era prevista. In un posto che ha visto passare tanta gente ed io sono li per caso.

domenica 15 febbraio 2009

Doppelgänger

Inizio a sospettare di non esistere. Si non esistere ufficialmente intendo. Sospetto di essere il Doppelgänger di un tipo molto fortunato. Ho deciso che da domani mi guarderò bene in giro e se lo trovo gli rovinerò la vita. Mi farò vedere spesso. La mia vita cambierà e finalmente anche io avrò qualche soddisfazione. Sono solito dire che un biscottino ogni tanto ci vuole. Non fate i maliziosi, non sono quel tipo di Doppelgänger. Quando parlo di biscotto intendo quello che farebbe la nonna, e non quello che si è fatto la nonna per generare la generazione che mi ha generato. Mors tua vita mea. I primi servono come termine di paragone per individuare e sbeffeggiare gli ultimi.

Un doppelgänger è una copia spettrale di una persona vivente. Doppelgänger è composto da doppel, che significa "doppio", e gänger, che letteralmente significa "che se ne va". Il termine, nella lingua nativa, si riferisce a un qualsiasi doppio o sosia di una persona, più comunemente in relazione al cosiddetto gemello maligno, o alla bilocazione. In alternativa, la parola viene usata per descrivere un fenomeno nel quale si vede la propria immagine con la coda dell'occhio. In alcune mitologie, vedere il proprio doppelgänger è un presagio di morte. Un doppelgänger visto da amici o parenti di una persona può portare sfortuna o indicare il sopraggiungere di una malattia o un problema di salute. Secondo il folklore i doppelgänger non proiettano ombre, e non si riflettono negli specchi o nell'acqua. Si suppone che forniscano consigli alla persona di cui hanno le sembianze, ma questi consigli possono essere fuorvianti o maliziosi. Essi possono anche, in rari casi, instillare idee nella mente delle loro vittime o apparire ad amici e parenti, provocando confusione. In molti casi, una volta che si è visto il proprio doppelganger si è condannati ad essere perseguitati da immagini della propria controparte spettrale. (Fonte: WIKIPEDIA)

giovedì 12 febbraio 2009

Non una "Povera Bambina"

Qualche giorno fa, mentre ero impegnato ad annoiarmi e a consumare le mattonelle del mio negozio camminando avanti e indietro ho visto fuori dalla vetrina che da sulla strada una vecchina che accompagnava la sua piccola nipotina tenendola per mano. La vecchina si è avvicinata e dopo una rapida sbirciata alla merce esposta è entrata.
Dalla mia esperienza ho notato che le categorie agli estremi, sono quelle che più "mi rompono" quando lavoro: Vecchi e bambini. Questa nonnina però ha fatto eccezione. Ha chiesto informazioni, e quando ha saputo che non potevo aiutarla, non ha insistito con idee strambe (quali voler assolutamente provare quel tacco 10), ma ha ringraziato, ha salutato ed è andata via. In quel breve tempo (e forse proprio per quello) la nipotina non ha urlato, non ha pianto, non è corsa via, non ha ribaltato niente, non si è rotolata a terra, non ha camminato dentro la vetrina, non si è cagata addosso (letteralmente), non è andata a curiosare in zone e su ripiani che non sono di competenza altrui, nessuna di tutte quelle cose che i bambini fanno e che quelli che hanno responsabilità su di loro gli lasciano fare (tanto non è roba loro).
La bambina anzi, uscendo si gira verso di me e mi fa "Ciao ciao" con la manina e me lo dice anche. La cosa mi lascia stupito, affascinato ed anche piacevolmente sorpreso. Il gesto me l'ha resa simpatica quella bambina, così ho seguito con lo sguardo la coppia camminare giù per il marciapiede. Il suo difetto era evidente adesso che la guardavo meglio camminare. Un piedino poggiava male ed in più claudicava vistosamente. Non si trattava di un semplice infortunio momentaneo. La prima cosa che ho pensato è stata: "Povera bambina".
Poi ci ho ripensato. Non è una "povera bambina". Quella è una "povera persona" in realtà. Non si è sbucciata un ginocchio. Non si è fatta crescere un bernoccolo in fronte. Quella è una disgrazia che la condizionerà per sempre. Tal volta si abusa tanto del termine "povera bambina".
Credo che spesso abbiamo tutti gli stessi diritti ad essere compatiti, grandi o piccoli. Un tumore è un tumore, una malattia, una disgrazia è sempre tale, bambini o adulti.
Anzi, quel tipo di problema la condizionerà maggiormente in età adolescenziale ed adulta che ora.

Per concludere con coerenza una riflessione senza senso sui "poveri bambini" apro un piccolo OT. Anzi due. Un OT nell'OT. "OT" non è la targa di Torino per un dislessico. Ma se siete in un un blog già lo sapete. Era solo una banale scusa per allungare di qualche riga un discorso già inconcludente.
Ad ogni modo. Ricordate SUPER VICKY? La bambina-Robot super tecnologica di quel telefilm anni 80? Beh senza una porta USB non avrebbe mercato oggi. Ma credo che un posto, un'alloggiamento per questo adeguamento tecnologico ci sia, vero?

lunedì 9 febbraio 2009

No, no, no. Non si fa

Quest'oggi, recandomi al lavoro, ho fatto la solita deviazione entrado nel negozio dei miei per salutare mio padre. Mio padre se non va al negozio due ore prima dell'orario di apertura a fare qualcosa, fosse anche stare seduto al buio, non è contento. Sono entrato abbassandomi per passare sotto la serranda chiusa a metà. In negozio non c'era e quindi sono andato nel retro. Niente neanche li, ma dei rumori arrivavano dal bagno. Mio padre era impegnato nel montare una scaffalatura ed aveva la testa pericolosamente sotto una mensola. Sarebbe bastato davvero poco per farlo spaventare facendogli sbattere la testa. Non me la sono sentita e così l'ho chiamato piano. Non è successo niente. Gli ho detto che stavo andando ad aprire il mio di negozio e basta. Nessuno spavento, nessuna botta, nessun divertimento, nessuna risata. Sto perdendo colpi, non ne ho voluto approfittare. Poi mentre attraversavo il tragitto al contrario, dal bagno al magazzino, dal magazzino al negozio, ci ho ripensato. Se fossi piombato nel bagno ora, l'effetto sorpresa sarebbe stato maggiore, un botto più forte. Stronzo il doppio. Però non ce l'ho fatta. Queste cose non si fanno.

Da bambino con mio cugino ho finto una litigata. Da bambino vuol dire cinque, sei anni. Abbiamo finto di litigare così alla fine ho urlato: - Basta! Me ne vado! - e poi ho aperto la porta, l'ho sbattuta e sono andato a nascondermi sotto al letto, per uscirne qualche tempo dopo. Ebbene quanto ridemmo nel sapere che mio nonno era andato a cercarmi "per tutta Ortona" in macchina. Ma quanto piangemmo quando proprio in quel momento rientrò mio nonno e ci schiantò di botte. Ci schiantò di botte perchè queste cose non si fanno.

Non eravamo tanto più grandi quando sempre con mio cugino ci divertivamo a giocare con la "carretta". La carretta era una scatoletta di legno su quattro rotelline dove il mio culo ci entrava giusto giusto. Venivo spinto per tutta casa. Forse la carretta faceva un casino infernale, ma almeno non rompevamo le palle più di tanto. Poco dopo, la cariola così com'era non ci bastava più.
Abbiamo iniziato a cololarla con pastelli. Il problema è che ci stancavamo subito di quelle decorazioni e così decidemmo di cancellare tutto lavando la carretta. Abbiamo usato uno straccio per i pavimenti. Lo straccio buono. Insomma l'abbiamo ridotto una merda. Ricordo che mia nonna si incazzò molto. Si incazzò perchè queste cose non si fanno.

Eravamo proprio delle gran teste di cazzo mio cugino ed io. Ricordo che più il tempo passava e più utilizzavamo mezzi sofisticati per fare incazzare mia nonna. In quei tempi si era adolescenti. Ero novello possessore di una fighissima SOUND BLASTER PRO 2.0. Ci si potevano fare cose favolose per i tempi. Armati di microfono abbiamo urlato "Nonna?!" ed abbiamo lasciato che la magica scheda e delle casse acustiche a tutto volume lo ripetessero all'infinito. Non proprio all'infinito. Abbiamo staccato tutto quando sentimmo la nonna che da qualche parte della casa urlava, nel locale idioma dialettale: "Oh! Sto per urlare come una matta". In realtà stava già urlando, e faceva bene, perchè queste cose non si fanno.

Mandare una "catena di Sant'Antonio" cartacea a mio padre solo perchè al corrente della sua superstizione? Queste cose non si fanno.

Dare a mio padre da mangiare la cera del "Galbanino" modellata a mo di caramella? Queste cose non si fanno.

Farlo ridere mentre si beve il caffè dopo pranzo e fino a farglielo uscire dalle froge del naso? Queste cose non si fanno.

venerdì 6 febbraio 2009

L'altro ieri sono morto

L'altro ieri sono morto, però non ho avuto la curiosità di guardare il mio funerale. Non mi importa nulla di sapere chi piangeva e chi no, tanto ormai sono morto. Sono morto e mi hanno lasciato qua. Devono essersi scordati di me. San Pietro non ha mandato la Limousine a prendermi ed io sono rimasto qua, sulla terra a girovagare senza sapere che fare.
Tutto quello che sperimento è grande consapevolezza. Ora so che vuol dire essere morti, perché io sono morto. Non mi dispiace non essere più con i miei amici, di non poter parlare più con i miei. Non mi dispiace del dolore che la mia dipartita ha provocato loro.

No. Non mi importava assistere al mio funerale, tuttavia, la mia curiosità era la tomba. La foto, l'epitaffio. Questa mattina mi sono diretto alla cappella di famiglia. Ci siamo solo mio nonno ed io, per ora. Sono "uno di quelli". Uno che non è sopravvissuto ai propri genitori. Neanche a mia nonna.
Spero che non mi facciano troppe menate quando finalmente verranno a prendermi. Quando arriverò nell'aldilà, spero che nessuno faccia finta di essere dispiaciuto per la mia presenza.

La gente era felice un tempo, della mia presenza. Animavo la situazione. Ora che sono io un'anima e non c'è davvero anima viva in quel luogo, quel luogo sarà pieno di gente dispiaciuta per la mia presenza li.

Ora che ci penso bene, tuttavia, non so neanche perché lo spero. Non mi frega davvero nulla.

Nella cappella di famiglia, ad ogni modo, non c'era nulla. Nulla se non mio nonno, come al solito. Di girare il cimitero, che è abbastanza vasto non ne avevo voglia. O forse non ne avevo interesse. Tutto di un tratto non mi interessava neanche più sapere se mi avessero tumulato o usato come concime biologico sotto qualche appezzamento di terreno. Non mi interessa perché sono morto. Se morire vuol dire non fregarsene di nulla e di nessuno, allora morire è la cosa migliore che mi sia capitata nella vita, anche se la morte non è qualcosa che capita propriamente durante la vita.

La sindrome di Cotard una sindrome psichiatrica caratterizzata dalla convinzione illusoria di essere "morti", di avere perso tutti gli organi vitali o tutto il proprio sangue. Jules Cotard (18401889) neurologo francese, fu il primo che la descrisse chiamandola "le délire de négation" delirio di negazione in una lezione a Parigi nel 1800. Nella sua lezione Cotard descrisse una paziente Mademoiselle X (nome fittizio) che negava l'esistenza di Dio e del diavolo, parti del proprio corpo e negava la necessità di nutrirsi. Successivamente sviluppò la convinzione di essere dannata per l'eternità e che non poteva più morire di una morte naturale.

Si suppone derivi da una interruzione patologica delle fibre nervose che connettono il centro delle emozioni alle aree sensoriali. In tal modo, nulla riesce più ad avere una qualche rilevanza emotiva per il paziente, al punto che l'unico modo per spiegare razionalmente questa totale assenza di emozioni rimane quello di credere di essere morto.

Nella sindrome di Cotard vi è un delirio di negazione, vi è ansia, con tematiche ipocondriache di depersonalizzazione somatica e derealizzazione, in cui la persona crede di non aver certe cose, credono che persone care siano morte o negano di avere parti del corpo, come il fegato, il cuore, etc, oppure credono che il loro corpo si sia trasformato, pietrificato... (es. una madre che si dispera della morte del figlio nonostante la sua presenza nella stanza del colloquio). (Fonte: Wikipedia)

martedì 3 febbraio 2009

L'artista di casa


Come trasformare un triste giorno di pioggia in una occasione di arte creativa? Basta prendere l'ascensore con Vitovito, mio padre. Nei pochi secondi di viaggio dal piano terra al terzo, Vitovito è solito sollazzarsi in particolari disegni fallici sul pavimento dell'ascensore. Ride e disegna pucciando la punta del suo ombrello sui goccioloni più grossi a mo di calamaio. Il problema è che siamo in fascia protetta. La curiosità è che al secondo c'è uno studio dentistico specializzato in interventi su bambini. Ricordo che una mattina, dopo che mio padre aveva prodotto una delle sue opere (cambia l'angolazione, cambiano le dimensioni e le proporzioni, ma il soggetto è sempre quello), l'ascensore è ripartito subito appena ne siamo usciti al terzo. Dalle voci che si sentivano, dal chiasso che c'era prima di entrare in appartamento abbiamo dedotto che dei bambini e delle mamme, usciti dal dentista, stavano per entrare in ascensore, mettendo i piedi e probabilmente anche gli occhi su quel fallo d'acqua.
Quale buona occasione per quei genitori per dare una rinfrescata alla loro vecchia storia delle api, del polline e dei fiori!