... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

mercoledì 2 giugno 2010

Doveri e piaceri.

Quando la vita ti da, come è giusto che sia, sempre nuovi doveri ma mai nuovi piaceri, allora anche i vecchi piaceri cominciano a diventare doveri e si tende ad abbandonarli e a non avere più stimoli per nuovi interessi. La gente, al di fuori, critica. Per loro sei pigro, ma tu, che ben conosci tutti i cazzi tuoi, sai che non è così. Pigro è chi aspetta sotto un albero che il fico gli cada in bocca senza far nulla per meritarselo. Chi è nato sotto un albero privo di frutti (di piaceri) non può essere definito pigro per il fatto di rimanere immobile sotto di esso.
La gente si chiede come mai tu non faccia più qualcosa e magari ti dice che sei tanto bravo nel farlo. La gente ti chiede se per favore puoi far questo quando hai tempo e quello se ti va.
Ma per te non sono più piaceri. Sono solo tanti ordini che si sommano alle tante altre cose che hai da fare veramente: lavorare, pensare al lavoro, lavorare extra, pianificare il lavoro futuro. Quando non fai tutto questo semplicemente te ne stai immobile. Non esistono però solo DOVERI, nella vita normale. NON DOVREBBERO esistere solo quelli almeno. Dopo che tutto ti va storto (e parlo di quelli che dovrebbero essere i PIACERI: amore in primis, ma anche amicizia, hobbies, passioni in genere) rimane la voglia di far nulla e sei fortunato se puoi ancora lavorare, se hai ancora un lavoro. Non tanto per perdere quelle sette/otto ore quotidiane ma proprio perchè si deve lavorare. Potreste obiettare che ognuno ha una visione differente, che ognuno ha le sue priorità ma oggi sono particolarmente dispotico. Più dispotico di quanto io non sia di solito e quindi vi dico che se non siete per grossa parte d'accordo con quanto scritto qui sopra; o vi va tutto abbastanza bene e siete così stupidi da non rendervene conto oppure non avete abbastanza sensibilità ed intelletto per capire il senso di tutto questo. Non avete un lavoro? Bene. L'avete cercato inutilmente per anni? BENISSIMO. Non avete neanche più la volontà di continuare a cercare? Perfetto. Siete in sintonia.

E ora non sto sputando nel c.d. "piatto dove si mangia", ma ho la salute? Che me ne faccio della salute se mi serve soltanto ad accumulare POST-IT di cose da DOVER fare, e fare e fare e fare e fare? Siamo sicuri che arrivare a pensare DAVVERO questo sia sintomo di "ottima salute" ?

Probabilmente no. E' come un dolore così forte che ormai neanche la morfina può sconfiggere. Assuefazione.

venerdì 30 aprile 2010

A Kind Of Magic

Le favole, le storie, i romanzi, i film e .. insomma avete capito di cosa sto parlando, sono pieni, pienissimi di sfigati e di sfigate tant'è che nelle prime pagine, i topi da biblioteca con gli occhiali spessi e le casalinghe disperate si leveranno in cori all'unisono fatti da: - Oh! Ma qui si parla di me! Oh! Sembra proprio la mia situazione! Oh! Potrei essere io il protagonista di questa storia! -

C'è cenerentola, che non è bruttinculo, però non ha soldi per darsi una sistematina, ne un lavoro per poterseli guadagnare. C'è Jack, il povero contadino, c'è Spiderman, sfigatissimo teenager preso in giro da tutti .

Ma poi arriva la magia. La fatina mette a nuovo Cenerentola che guardacaso incontra il suo principe azzurro. Jack pianta il fagiolo magico e può andarsi a fregare la gallina dalle uova d'oro aggiustando la sua vita e quella fino alla settima generazione. C'è Spiderman che senza fare nulla diventa strafigo e forte.

Insomma, senza la magia non si emerge dalla propria sfiga

giovedì 4 marzo 2010

La goccia che fa traboccare il vaso

La goccia che fa traboccare il vaso, direbbe Fantozzi, "è una boiata pazzesca". Che stilli da una persona, da un evento, da un'esperienza o da quant'altro è e rimane una boiata pazzesca. Quando l'ultima goccia cade nella bocca di un vaso pieno dal vaso traboccherà una quantità piccolissima di acqua, pari alla goccia, a quell'ultima in "goccia in più" caduta. Goccia che si assottiglierà lungo il tragitto verso terra lasciando una sottile striscia di umido e neanche arriverà a toccare il pavimento. Neanche arriverà alla base del vaso.

Il problema è che quando questo vaso trabocca, lo fa spesso copiosamente, vomitando grosse quantità di acqua che si versano a terra. Questo vuol dire che quella persona, quell'evento, quell'esperienza o quant'altro, ha versato nel vaso non una goccia, ma almeno un paio di litri di acqua.

Il problema è che non tutti siamo fatti dello stesso pavimento di piastrelle. Alcuni hanno la moquette e tutta quell'acqua lascia macchie d'umido e puzza, difficili da togliere, così difficili che probabilmente lasceranno un segno indelebile. Fortunato chi ha le piastrelle, basta uno straccio e poco tempo perchè tutto torni a posto.

La cosa più spiazzante è quando è una persona, la causa del traboccare. E' spiazzante perchè l'acqua scende, il vaso trabocca ma la persona continua a versare. Può versare per mille motivi: cattiveria, distrazione, incapacità, inesperienza o altro ma intanto versa e l'acqua cade bagnando, allagando e rovinando la moquette. Questo è spiazzante. Una persona ha, o almeno dovrebbe, avere capacità cognitive, dovrebbe rendersi conto, dovrebbe sapere fino a che punto può versare l'acqua. Dovrebbe conoscere quali sono i propri limiti, le proprie capacità e cercare di non versare così tanto, di fermarsi entro certi limiti di sicurezza.

La cosa che dispiace è quando queste persone poi scappano via. Fuggono senza neanche dare una mano a raccogliere un po d'acqua, senza provare ad asciugare con il phon quella macchia di umido sulla moquette. Scappano senza chiedere, neanche per mera formalità, se per caso possono essere utili in qualche modo, se possono far qualcosa per arginare almeno in parte un po di quel casino. Vanno via e girano la testa quando passano davanti al vaso, filano dritte come se nulla fosse mai accaduto. Omissione di soccorso ma la moquette con una macchia in più, puzza di muffa.

Certe volte poi, l'acqua è così tanta che si infiltra e fa danni al piano di sotto ed i danni al vicino di casa, scontato dirlo, li paghiamo noi. Da soli.

mercoledì 6 gennaio 2010

Outrun

Outrun è un vecchio videogame. Un classico da salagiochi che tutti dovrebbero (in accezione ipotetica) conoscere. Per quelli che invece non lo conoscessero (se siete troppo giovani, se negli anni 80 e 90 siete stati troppo intellettuali o se avete finto d'esserlo) in Outrun si guida una Ferrari Testarossa vista dal didietro su una larga e trafficata strada. Obiettivo del videogame è arrivare in tempo al traguardo evitando quindi di finire fuori strada e di tamponare le altre auto, circostanze che rallentano la Ferrari e diminuiscono le possibilità di arrivare in tempo al traguardo. Le automobili avversarie sono molto più lente della Ferrari ma anche molto più stronze, fanno di tutto per farsi tamponare. Rallentano, zigzagano, ti stringono sul bordo della strada e tu bestemmiavi come uno scaricatore di porto smanettando il cambio a due marce, pigiando il freno controsterzando.
E' passato molto tempo da quando mi dilettavo con i videogames, soprattutto in una salagiochi ed ho scoperto con sorpresa che Outrun vive ogni giorno tra la gente comune. Tutti hanno un po di Outrun nel sangue, soprattutto gli anziani.
Gente cammina lenta su un marciapiede stretto e quando decidi di superarli puntualmente ti chiudono la traiettoria, allora tu cambi lato e loro si spostano con te, manco avessero poteri telepatici o un occhio nel didietro. Coppie che camminano ad una distanza tale da non poter passare ne ai lati, ne al centro e tu hai fretta, così usi il clacson e chiedi "permesso".
E' probabile che molti di voi, intellettuali compresi, abbiano quindi giocato ad outrun senza nemmeno accorgersene.