Forse stasera ho capito il senso della Pasqua. Sono ateo ma ormai non me ne frega nulla. Non mi frega più di discutere, di fare domande, di rilevare incongruenze eccetera. Una delle tante domande, comunque, che prima ponevo e mi ponevo era: Perchè la Pasqua cade sempre in un giorno differente? Una persona quando muore, muore in un giorno preciso. Non variabile. Mio nonno muore sempre lo stesso giorno di novembre, ad esempio. Stasera forse ho capito il senso di questo giorno variabile. L'undici novebre dell'anno scorso era domenica e quello è stato un giorno tra i migliori vissuti che io ricordi. Uno di quei giorni che cerchiereste sul calendario. Uno di quelli che, in punto di morte, rivivreste nella proiezione onirica descritta dall'ormai famosa frase: "Ho rivisto passare la mia vita davanti agli occhi". Insomma, l'undici Novembre Duemilaotto, sarà il prossimo martedì. Tuttavia, il giorno più vicino per atmosfera, per circostanze, il giorno più assimilabile a quanto accaduto l'anno scorso è stato oggi. Non un martedì, ma oggi, domenica. Come allora. Quindi? E' stato oggi che è la domenica "corrispondente" oppure sarà l'undici? Martedì? Un po tutti e due. Bella risposta del cazzo eh? Ma stavolta non so proprio rispondere. Non so rispondere ma pensavo a questa bislacca circostanza. Leggete qua.
Vi ho detto dell'undici novembre duemilasette, che è stato un giorno lieto. IL giorno lieto. Una sorta di Natale, QUEL giorno.
Ebbene l'undici dicembre dello stesso anno (2007) in tre giorni (vi ricorda qualcosa?) si è verificata la rovina della contentezza. La fine di un periodo spensierato in tre giorni.
Il primo giorno, l'undici, perchè era l'ultimo di quel periodo sereno. E non lo sapevo.
Il secondo giorno, il dodici, perchè la disgrazia era vicina e nulla era sotto il mio controllo, non avevo il controllo su ciò che temevo, seppur lontanamente, sarebbe potuto succedere il terzo giorno.
Il terzo giorno perchè è avvenuta la catastrofe. Si sono allineati pianeti che s'allineano una volta ogni tre virgola quattordici millenni e la circostanza si è verificata. Fine dei giochi in tre giorni.
Ecco in questo caso, qual'è il giorno da commemorare? Il PRIMO che ha dato inizio alla sequenza, o l'ultimo che l'ha chiusa? ... Oppure tutti e tre, proprio come se fosse Pasqua?
Secondo questo ragionamento parallelo di "Gioie e Dolori" dovrei festeggiare il prossimo undici, anche se di martedì, e commemorare quei tre giorni di dicembre. Però, dato che qui si tratta di me, e nessuno al Vaticano può metterci bocca, ho deciso di commemorare oggi. Di commemorare martedì prossimo e di commemorare quei tre giorni che verranno tra un mese.
Vi ho detto dell'undici novembre duemilasette, che è stato un giorno lieto. IL giorno lieto. Una sorta di Natale, QUEL giorno.
Ebbene l'undici dicembre dello stesso anno (2007) in tre giorni (vi ricorda qualcosa?) si è verificata la rovina della contentezza. La fine di un periodo spensierato in tre giorni.
Il primo giorno, l'undici, perchè era l'ultimo di quel periodo sereno. E non lo sapevo.
Il secondo giorno, il dodici, perchè la disgrazia era vicina e nulla era sotto il mio controllo, non avevo il controllo su ciò che temevo, seppur lontanamente, sarebbe potuto succedere il terzo giorno.
Il terzo giorno perchè è avvenuta la catastrofe. Si sono allineati pianeti che s'allineano una volta ogni tre virgola quattordici millenni e la circostanza si è verificata. Fine dei giochi in tre giorni.
Ecco in questo caso, qual'è il giorno da commemorare? Il PRIMO che ha dato inizio alla sequenza, o l'ultimo che l'ha chiusa? ... Oppure tutti e tre, proprio come se fosse Pasqua?
Secondo questo ragionamento parallelo di "Gioie e Dolori" dovrei festeggiare il prossimo undici, anche se di martedì, e commemorare quei tre giorni di dicembre. Però, dato che qui si tratta di me, e nessuno al Vaticano può metterci bocca, ho deciso di commemorare oggi. Di commemorare martedì prossimo e di commemorare quei tre giorni che verranno tra un mese.