... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

lunedì 31 agosto 2009

Vite Parallele

Ieri sera mentre rincasavo da una rapida commissione post cena ho visto un'ombra infilarsi sotto un'auto parcheggiata. Subito dopo è sbucato un gatto con la zampetta (posteriore sinistra) infortunata. Non la poggiava a terra e camminava in un modo molto strano, tanto da sembrare uno di quegli stupidi "balli di gruppo" derivanti dall'altrettanto stupido hully gully.

"Povero Gattino" ho pensato, "Sapessi cosa fare lo aiuterei volentieri". Quel gatto zoppo mi ha fatto pensare a quante cose mi sarebbe piaciuto essere e che non sono, a quante volte avrei voluto essere in situazioni diverse.

Rimpiango di non aver voluto studiare nell'università dove avevo iniziato. Rimpiango di non averlo fatto a Roma. Rimpiango di non aver scelto medicina, o veterinaria. Di non essere ingegnere o avvocato. Avrei voluto imparare BENE almeno uno strumento musicale. Avrei voluto suonare in una band, seppur piccola e senza successo neanche cittadino. Avrei voluto essere famoso e ricco. Mi sarebbe piaciuto vivere in una grande città e in un paese piccolo e di montagna. Mi sarebbe piaciuto vivere nella mia cittadina ma in periferia. Niente che si possa sintetizzare nel di tutto un po che si riesce a fare in una sola vita, non parlo di hobby. Io parlo proprio di una vita dedicata. In un film di fantascienza, o di commedia, creerei tanti cloni di me stesso e da tutti trarrei i benefici e gli sconforti di ogni tipo di vita. Rinunciare ad una sola di queste mi farebbe tornare da capo.

Mi piacerebbe avere un altro lavoro, mi piacerebbe conoscere un'arte marziale, saper programmare un computer, mi sarebbe piaciuto girare l'europa da ragazzino o lavorare nei mesi estivi .. mi piacerebbe addirittura anche la vita che conduco ora, sommata a tutte le altre.

Invidio dunque un po tutti per qualche cosa.

mercoledì 26 agosto 2009

Il Porto di Ortona

Il porto di Ortona serve a tante cose. Partono ed arrivano navi cariche di grano, sale, combustibile, prodotti industriali. Pensate, arrivano anche navi cariche di vino. Bislacco per una terra quale l'Abruzzo che si farebbe scorticare viva piuttosto che vedere profanati i suoi vigneti e la loro relativa produzione. Il porto di Ortona serve anche a fare Jogging, passeggiare, pescare, parlare, ridere, mangiarsi un gelato, ubriacarsi, prendersi una tregua dall'afa, giocare a beach volley, scopare ed ogni altra attività ludico/ricreativa che vi venga in mente. Siamo a fine Agosto e quindi a fine estate. Traguardo in apparenza lontano quando si era solo Giugno ed il caldo non era così insopportabile da permettermi qualche chilometro di corsa. Ci pensavo proprio ieri, mentre raggiungevo dei miei amici intenti a pescare in alto, sul molo sud. Una decina di minuti buona di cammino e li avrei raggiunti. Nel frattempo mi guardavo intorno. Conosco a memoria il paesaggio e tuttavia risulta sempre piacevole: c'è una mescolanza di sensi che vale la pena provare. Luci di fari riflesse sul mare nero appena increspato, l'odore salmastro dell'acqua, talvolta quello cattivo delle alghe in decomposizione o delle strane pasture che usano i pescatori pescatori per passione, il rumore delle onde sugli scogli, il grido dei gabbiani o peggio le urla distanti (per fortuna) dei bambini che giocano, motori di navi e pescherecci. Sarebbe interessante scattare una fotografia e campionare i suoni circostanti per una decina di secondi. Peccato solo per gli odori. Quelli per ora non si possono catturare. Proprio come una Dantesca allegoria all'imboccatura del molo c'erano due bambini, un maschio ed una femmina, che pascolavano e l'uno raccontava a l'altra qualcosa che gli era accaduto. Lo raccontava come se fosse merito suo o come se avesse avuto non so quale raccomandazione da non so quale importante personaggio. Diceva di aver avuto una granatina gratis. Il perchè ed il percome mi sono riusciti incomprensibili, farfugliava di persone, occasioni e tempi. Credo non l'abbia capito neanche la bambina. Mentre mi allontanavo da questi, che a loro volta si allontanavano da me, ho avuto solo il tempo di capire che poi, lui, il bambino, aveva investito l'euro della granatina risultata gratis, per qualche altra cazzata. Camminando incrociavo e superavo le solite coppiette che si tengono abbracciate per la vita (in tutti i sensi). Ad un ceto punto, li al molo sud, c'è una barriera che impedisce alle autovetture di proseguire oltre. In realtà impedirebbe il passaggio anche ai pedoni, ma è facilmente aggirabile tanto che ti ritrovi dall'altra parte senza neanche accorgertene. Tutti l'aggirano. I fessi però la saltano come fosse la pubblicità dell'olio Cuore e c'è invece gente che ha paura ad aggirarla e ci passa sotto. Una giovane ragazza, ieri ci è passata sotto come fosse una danzatrice di Limbo. Certo, si è aiutata aggrappandosi alla sbarra di ferro ma s'è piegata all'indietro senza alcun problema, anzi ne era divertita. Poco più avanti, dopo la sbarra, c'erano invece un piccolo gruppo di tre o quattro persone di mezza età, forse erano più da "tre quarti" di età. Il cabarettista era un signore che parlava e rideva, forse prendevano in giro un conoscente in comune ma ridevano con battute che ora non ricordo ma che non mi hanno neanche acceso il minimo sorriso. Pensavo quindi ai bambini e alla loro granatina, al limbo della ragazza e allo scherzare dei signorotti. Un giorno, in futuro quel bambino avrà cazzi da cagare, problemi, scelte, guai, paure, delusioni. Magari quel bambino tra vent'anni passeggerà sullo stesso molo per riflettere in solitudine e quasi avrà scordato della granita. Quella ragazza un giorno sarà così vecchia che sembrerà che non sia mai stata bella ed atletica. Quella ragazza difficilmente da anziana potrà fare di nuovo il limbo sotto quella sbarra. I signori anziani invece hanno conservato un manierismo ed una ironia, una comicità d'altri tempi e mentre tutto cambia loro si divertono sempre con gli stessi manierismi. Quello che succederà più o meno a tutti. Oggi è giugno e stai facendo una corsa sul molo sud, magari godendo di una nuvoletta che nasconde per un po il sole e domani sei a settembre che hai bisogno di una maglia a maniche lunghe e forse anche di una giacca leggera se vuoi girare ancora di notte sul porto. Poi verrà l'inverno e sarà sempre peggio.

sabato 22 agosto 2009

La Fisiognomica (del Popolo)

La Fisiognomica non è un piatto tipico abruzzese e non è neanche una creatura del folklore irlandese. La Fisiognomica è una pseudoscienza che pretende di individuare il carattere e comunque gli aspetti psicologici di un individuo studiandone l'aspetto fisico, i lineamenti del volto e le espressioni. La frenologia venne utilizzata dall'italiano Cesare Lombroso nella criminologia. Egli sosteneva infatti che alcuni tratti somatici erano ricorrenti tra i criminali e per dimostrare questo si divertiva a studiare e misurare il cranio di molti delinquenti, morti, ovvio. Ora questa teoria, avanzata nell'ottocento è stata ampiamente scartata, tuttavia molta gente traendo spunto da questa avanza nuove ed affascinanti teorie fisiognomiche. Si pensa infatti di poter riconoscere un rompicoglioni indipendentemente dal sesso, solo a guardarlo in faccia, dalla postura, dalla corporatura ed anche dall'abbigliamento, accessori compresi. Per me, che sono nell'ambito del commercio, è facile poter sperimentare che spesso la Fisiognomica del Popolo è una pseudoscienza da rivalutare. Un po come il Signor Giuliani ed il suo Radon c'è ancora molto da fare ma ogni tanto la Fisiognomica del Popolo si prende le sue soddisfazioni. Quando una donna anziana sta fuori un negozio di calzature e guarda la vetrina, basta osservare le scarpe che indossa. Si può notare che è un modello vecchio. Non consumato, si badi bene, ma vecchio, obsoleto, fuori moda. I più potrebbero pensare che la signora ha bisogno di un paio di calzature più adeguate ai tempi, del colore e della forma giusta per passare inosservati e che quindi è facile che compri senza troppe pretese. Il cultore della F.d.P. invece sa che non è così. Quel particolare, quelle scarpe demodè sono indice di rompicoglionaggine.
" Se quella signora porta quelle scarpe vecchie di trent'anni " dirà il commerciante cultore F.d.P. "vorrà dire che ha rotto le palle per trent'anni a tutti i negozi del mondo, ed ora tocca a me".
Sempre lo stesso commerciante potrà facilmente intuire qualcosa, quando il cliente entra e al posto di dire buongiorno! si lancia in un pittoresco lamento sillabico ed aspirato di dolore: fffffffffff! manco fosse Peter Griffin che cade battendo il ginocchio, o Gesù sul calvario. Dato che fuori dal negozo non c'è nessun cartello che recita scritte quali: "Ospedale" o "Ortopedia" o "Sanitaria" inizi ad intuire che forse si tratta proprio di ... un rompicoglioni. Anche le espressioni contribuiscono molto a farsi un idea di chi ci sta davanti. Altezzose, tonte e dure di comprendonio, annoiate ...


martedì 18 agosto 2009

C'hai ragione

Noto spesso e volentieri che la gente si sente vittima di "ingiustizie" da parte di amici, amanti, parenti, istituzioni, Divinità eccetera eccetera. Quando capita a me, mi incazzo, mi deprimo, ne scrivo un post per il blog e mi sento in credito verso qualcuno o verso qualcosa. Mi sento vittima di appropriazione indebita di tempo, forze, denari affetti, fortuna a seconda del motivo per il quale mi rode il culo. Però poi, passa il tempo e quando ci ripenso magari mi sento sempre un po sfortunato, defraudato, fregato e quindi amareggiato, frustrato e dispiaciuto, tuttavia spesso arrivo ad una conclusione: c'hai ragione. Non è colpa tua se 2+2 fa quattro, anche se 3 è il mio numero preferito. Seppur a malincuore, sempre preferendo che il nefasto avvenimento non fosse accaduto o che si fosse svolto a mio favore penso che c'hai ragione. Nei panni di amici, amanti, parenti, istituzioni anche io in una situazione analoga mi sarei con molta probabilità comportato così. Se questa sia una regola o un eccezione non so dirlo, forse dipende più dalle persone deluse che dai presunti colpevoli di atti miserabili. Che sia regola o eccezione però pensate un po a quante volte vi siete trovati delusi ed incazzati e invece oggi, a mezza bocca ammettereste "c'avevi ragione"

venerdì 14 agosto 2009

Il Grande Fratello

Siamo Giovvani, ed in quanto Giovvani viviamo i nostri amori, o speriamo di farlo. Non abbiamo bisogno di andare a 100 all'ora e fare 100 Km e quindi stare un ora a fare "ye ye ye ye, blem blem blem blem" perchè abbiamo la nostra tecnologia e papà è contento perchè non ci si brucia il motore nel bel mezzo della via. Ora c'è Facebook, c'è Msn, e soprattutto c'è il telefonino con i suoi "messaggi gratis". Ricordo la prima volta che inviai un SMS, una decina d'anni fa, mi era sembrata una magia quando il mio compagno di classe mi rispose a stesso mezzo testuale. Squilli, squilletti, messaggi, You and Me e chi più ne ha più ne metta. Sono tutti termometri della vita di un individuo. Certe volte immagino stanze piene di grossi computer, stereotipi desueti di tecnologie a bobine rotanti che molti anni fa dovevano invece rappresentare affascinanti tecnologie e grandissime promesse (che a posteriori definirei mantenute). Immaginate che in questa grossa stanza ci lavori Il Grande Fratello e che da quei computer a parete con piccoli e monocromatici schermi verdi si diverta a curiosare nelle vite della gente. So che più o meno è vero, ma non sto polemizzando, bensì fantastico. Non c'è bisogno di sapere che si tratta di Mario Rossi o di Maria Cazzetti, nel mio fantasticare.
Un ragazzo conosce una ragazza ed il Grande Fratello lo capisce. Lo sa. Lo sa perchè dai suoi monitor, dalle sue stampate su moduli a carta continua, dai grafici su tamburi simili a sismografi nota che di punto in bianco il numero 123-321456 inizia un intenso scambio di messaggi con il numero 123-987321. Gli scambi vanno avanti per settimane, fitti. Alcuni anche ad orari così regolari da sembrare automatici. Puoi sapere che sono le 9 perchè un cicalino ti avvisa che è stato spedito un messaggio. Passano mesi e d'improvviso il numero dei messaggi cala, sono meno frequenti. Il Grande Fratello è dispiaciuto, un'altra storia finita male. Se non altro lo scambio non s'è interrotto di colpo. Il ragazzo sa, la ragazza sa, il Grande Fratello desume. Desume e si rattrista rendendosi conto che ogni picco ha un brusco calo. Dal grafico che si fa scorrere tra le mani pensa che l'andamento del traffico è molto simile all'umore di uno dei due utenti.
Tal volta nota che uno dei due numeri che prima erano in continuo contatto cessa di esistere, rimane inutilizzato, non sfruttato. La morte dopo la vita. In questi casi ogni tanto, al Grande Fratello spuntano due lacrime.

lunedì 10 agosto 2009

Tanatografie

Se avete visto il film Imago Mortis, film ispirato al racconto "Un'esca per la regina nera - Imago Mortis -" saprete cos'è una tanatografia. Se non l'avete visto, la tanatografia è, in due parole, una fotografia ricavata dall'ultima immagine impressa sulla retina di un morto. Ora, perchè questo titolo e questa introduzione per un argomento che poi, alla fine, c'entra ben poco? A questa domanda è possibile rispondere soltanto con un'altra domanda. Che cazzo ne so?! C'è però da dire che parlerò di fotografie. Io non ho un buon rapporto con le fotografie, le temo. Non ho paura che queste mi rubino l'anima o che i personaggi ed i paesaggi all'interno di queste si animino d'improvviso, le temo perchè sono crudeli. Perchè rappresentano in eterno il tuo essere, la tua esteriorità. Sono una spina nel fianco, il fiato corto che ti ricorda che fumare fa male, il dolore al ginocchio che a trent'anni ti ricorda che quando ne avevi dodici sei caduto.
Poi un giorno, dopo un TG regionale, con la Tv rimasta accesa a guardarsi da sola, passo e vedo una carrellata fotografica di volti. Gente che si diverte in discoteca. Prescindendo dal fatto che non so come ci si possa divertire a ballare, soprattutto un ballo che ballo non è (più o meno tutti sappiamo battere le mani al tempo di una canzone e più o meno è la stessa cosa che si fa in discoteca), mi domando cosa ci sia da ricordare? Perchè scattare una foto di due faccioni vicini attaccati per la guancia e fuori da un contesto?

Anni fa, i Filter, un gruppo che ha rischiato seriamente di diventare più famoso di Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd, Queen ... cantava

Could you take my picture?
Cuz I wont remember



( .. si ero ironico .. )


Ebbene si. Scattiamo foto di matrimoni, nascite, lauree, luoghi ed eventi famosi per poter anni dopo dire a mio nipote: Dioccàn io c'ero. Poco importa che nostro nipote ci risponderà un leggiadro sticazzi.

Per uno che come me odia le foto, o meglio odia comparire nelle foto è patetico e nello stesso tempo affascinante guardare una carrellata di foto di gente che riesce a divertirsi ed a farsi fotografare. Gente che fa anche facce che nelle loro intenzioni dovrebbero risultare buffe. Foto senza una logica, buttate li, foto volute e non rubate. Foto che mentre vanno in televisione c'è gente che si ferma a guardarle e quando ci sono delle ragazze, come fossero margherite iniziano la litania: "Questa me la farei, questa no. Questa si. Questa pure. Anche questa. Questa no. Questa è un uomo"


giovedì 6 agosto 2009

Fare Outing

No. Mettiamo le mani avanti. Non vengo a dichiarare di essere gay. Sono etero non praticante, o meglio, non praticato.
Gli schemi della normalità sono più o meno rigidi, poi dentro questa scatola ce ne sono altre sempre più piccole. La cultura, la morale, l'indole, l'orgoglio .. tutte queste cosette che ognuno sviluppa in via del tutto personale, ma che rimangono comunque contenute in quella scatola più grande della normalità. Spesse volte mi capita che a turno, una di queste scatole inizi ad andarmi stretta e allora mi rannicchio, mi faccio piccolo, anche se la voglia di strappare tutto come l'incredibile Houlk (pur mantenendo un castigatissimo paio di Jeans scorciati) c'è davvero.
Vorrei una sera, una delle tante passate a casa senza far nulla o peggio una di quelle nelle quali passeggio solitario in cerca di rifugio da caldo e tempo, fermarmi in un cerchio di perfetti estranei che parlano e iniziare a ridere delle loro battute. Oppure urlare in strada. Rotolarmi in una pozzanghera quando non c'è luna piena (così che non pensino che sia un lupo mannaro), salire su un palco in una sagra di paese e piangere a dirotto. E' impazzito. Direbbero. Più o meno. Risponderei. Ho fatto outing, ho voluto dire a tutti che ne ho le palle piene di qualcosa e vuote di qualcos'altro. Ho fatto outing, trattatemi di conseguenza. Datemi appoggio, schifo, farmaci, sputi, quello che volete. Le scatole sono scoppiate, i tanti contenuti si sono mischiati ed ora si vedono chiaramente. Se ne sente l'odore. Magari la scatola grande, quella della "normalità" contiene anconra quel miscuglio eterogeneo che prima era omogeneo in ogno scatola più piccola, ma almeno la verità è venuta a galla. Sciolte tutte le riserve. Come diceva un mio amico: "Tu non mi rompe il cazzo, tu vaffanculo e tu fammi un panino". Ognuno abbia un piccolo schizzo di ciò che si merita. Un piccolo schizzo di quello che era contenuto una volta nelle tante scatole/matrioska. Piccolo inconveniente. Ora che tutto è mischiato a qualcuno tocchera qualche schizzo di sostanze che poverino, non merita. Però, se anche mentre "non mi rompi il cazzo" per una volta "mi fai un panino" di certo non sarà la fine del mondo.

lunedì 3 agosto 2009

Progeria


Come dice Wiki la Progeria è una malattia molto rara che colpisce un bambino su 8milioni e ne causa un invecchiamento precoce. Vecchietti che ragionano come bambini, senza l'aiuto di malattie quali Alzheimer o demenza senile. Vecchietti di otto, nove o dieci anni che vanno incontro a complicanze cardiache ed altre malattie tipiche di un individuo anziano che li portano ad inevitabile morte che arriva entro il ventesimo anno di età. L'unico fattore sviluppa regolarmente, quindi è la mente che rimane l'unico indice che misura l'età effettiva del bambino. Tuttavia deve esistere anche una sorta di progeria psicologica. A tren'tanni mi sento già prossimo alla fossa, senza aspettative e senza voglia di far più nulla perchè tutto è inutile e solo fine all'azione stessa. Troppo tardi per qualsiasi cosa e proprio come nelle persone anziane, più passa il tempo e le cose più che migliorare o assestarsi come dovrebbe in teoria essere a quest'epoca della vita di un individuo, peggiorano. Se parlate con un nonno di quartiere è probabile che tiri fuori il discorso del suo grande amico che non c'è più, essendo asceso alla destra del Padre. Può darsi che vi narrerà delle gesta che compiva alla vostra età, e di come ora passi le serate a guardare la tv. Facile che il nonno di quartiere sia preda di malinconie e così cercherete di consolarlo. Gli consiglierete di andare al Bar dei Pensionati, di fare una partita a tressette (che spesso è col morto, data l'età degli abituali partecipanti) di frequentare l'università della Terza Età, di iscriversi ad una patetica scuola di patetici balli di gruppo. Gli dite che non sarà come ai bei vecchi tempi, ma che almeno potrà fare nuove conoscenze, nuove amicizie e chissà perchè anche nuovi amori. Lui sorride, squote la testa e risponde che no. Ormai lui ha ottant'anni ed è vedovo da quando ne aveva sessanta. A sessant'anni aveva ancora qualche anno davanti dice ma ora? E poi lui, è anziano, non scemo. Piano piano vedeva tutti gli amici sparire chi per un infarto, chi perchè s'era rincoglionito, altri s'erano presi brutte malattie, come la moglie, morta di cancro molto giovane. Era rimasto solo e tutte quelle cose che gli hai elencato, lui se l'è fatte. Bar, danze, anche una palestra che offriva corsi di ginnastica posturale, cose da vecchi, certo, ma lui c'aveva messo tanta buona volontà. Ora dice, ad ottant'anni è stanco e sfiduciato. Aspetta solo la morte.

Quando questo ragionamento arriva prima dell'età senile allora mi viene in mente la progeria. Progeria psicologica. Prendo spesso per scherzo in giro una mia amica che è solita paragonare persone ad esili alberi ma con forti radici. Credo voglia intendere che una persona può piegarsi al vento, resistere agli urti di ubriaconi che ti si schiantano addosso in macchina, agli innamorati che tra tanti alberi proprio su di te vengono ad incidere le iniziali dei loro nomi per poi racchiuderle in un cuore, ma tu resisti, non muori perchè hai le radici forti. Puoi anche resistere a lunghi periodi di siccità ma un po deve piovere. Un giorno ogni 365 ma un po deve, altrimenti anche le radici forti non bastano e prima di seccarti del tutto sopraggiunge la progeria psicologica.