... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

domenica 27 gennaio 2008

Non capire e non saperlo

Fino ad oggi ho sempre pensato che tutti i torti che ho subito fossero tali. Ho sempre pensato che tutti i bei momenti, poi disillusi, fossero solo delle fregature dettate più o meno dal caso.
In un attimo di lucidità, o di totale follia, invece sto pensando questo: e se invece fossero state delle occasioni deliberatamente offerte per darci un aiuto? Se l'altra persona avesse scelto per noi il male effettivamente migliore?

Certo, sotto sotto c'è sempre uno strato di egoismo, c'è sempre uno strato di opportunismo, ma io ho deciso di non rifiutare un aiuto a chi me lo chiede. E' una scelta. Libero arbitrio. In futuro potrei averne un tornaconto personale, adesso proverò a smontare dei ricordi, ad affrontarli. Rischiando moltissimo.

Nell'attesa che si compia (la beata speranza)

Sarà il befico iperico, sarà che questo blog va avanti ormai da praticamente un mese ma mi mancano le idee. Puoddarsi sia anche l'ora tarda ma proprio non mi viene niente di cui lamentarmi sul serio del quale non abbia già scritto. L'unica cosa che mi viene in mente è il tempo. Il tempo da aspettare prima che si verifichi un evento. L'attesa per un viaggio, per un arrivo, l'attesa per una risposta. Ogni giorno ne abbiamo di nuove. Siamo tranquilli e spensierati, quando all'improvviso sappiamo che una Email molto importante per noi arriverà in serata, e sono solo le dieci del mattino. Sappiamo che una persona cara verrà da noi tra una settimana e sappiamo che questo incontro significherà molto, in bene o in male.
Ricordo che quando ero bambino le attese mi piacevano più dell'evento stesso. Aspettare il giorno delle vacanze, aspettare l'arrivo dei parenti in stazione. Fare il conto alla rovescia era la mia passione. Ora è l'esatto opposto. Le attese sono sempre cariche d'aspettative, di significato.

Chuck direbbe: Quand'è che il futuro è passato da essere una promessa a essere una minaccia?

venerdì 25 gennaio 2008

Gioie e Dolori ...altrui

Quante volte siamo stati testimoni della gioia altrui a scapito della nostra? Quante volte abbiamo detto la frase da film "sono contento se tu sei felice" ? Dai è una cazzata colossale. Noi cerchiamo la nostra felicità, non quella altrui. C'è una bella differenza tra desiderare che il male accada a qualcuno punto e basta o che il bene venga a noi attraverso il male altrui. Non posso desiderare veramente il bene ad una persona speciale se devo soffrire io.

Quando poi questa persona soffre, quando questa persona è in difficoltà noi siamo risollevati. Ma non lo siamo perchè diabolici, cattivi e vendicativi. Siamo contenti perchè pensiamo (molto spesso erroneamente) che questa crisi possa offrire vantaggi a noi stessi.

Poi la loro crisi si risolve e la nostra si aggrava.

giovedì 24 gennaio 2008

Il Tatto

Una blogger molto saggia, (trovate il link qui a destra) sostiene in uno dei suoi interventi che "La gente cambia idea improvvisamente" ed ha perfettamente ragione. Per capire meglio di cosa si sta parlando, andate a leggervi il post in questione.
Vorrei rafforzare tuttavia questo concetto ampliandolo un po. Un'altra cosa che la gente fa improvvisamente è dimenticare. Stavolta però non sto parlando di quel "dimenticare" che proviene dal cuore, quello del tipo: "Ho incontrato l'amore della mia vita. Mi dispiace (e magari sul momento è dispiaciuta sul serio). Rimaniamo amici, vediamoci. Ci sarò sempre."
Sto parlando del dimenticare CON LA TESTA. Non le chiavi di casa, non il cellulare sul comodino e neanche il portafogli negli altri pantaloni. Sto parlando di dimenticare di usare del tatto, dimenticare che forse un po di delusione ce l'abbiamo ancora. Dimenticano che forse qualche espressione entusiastica si potrebbe evitare. Ma non lo fanno di proposito. E' che per loro è del tutto automatico. Il processo mentale che fa recepire quel vostro "E' tutto ok", (quando vi comunicano che, a causa di un NUOVO e LIETO incontro, per voi non ci sarà speranza futura) è automatico. Con quel "E' tutto Ok" di circostanza, per loro vi siete lavati via di dosso tutta la vicenda, tutte le aspettative e tutti i pensieri positivi. Tutti gli ottimismi. Certo, loro hanno semplicemente riversato gli stessi sentimenti su di un'altra persona, è per questo che magari sono "sinceramente dispiaciuti" per voi, ma in fondo tirano a campare. Hanno comunque un riferimento. Che si chiami Pasquale o Francesco, Giorgia o Michelina hanno pur sempre un rifugio, un aspettativa, una motivazione per aspettare il weekend, per aspettare che la sera si stacchi dal lavoro.
Noi invece rimaniamo con questo cordone reciso dal quale c'è ancora emorragia di pensieri, rimpianti, propositi ovviamente tutti consapevolmente sprecati. Poi mentre siamo la a parlare ancora con questa persona (le feriremmo a morte evitandole!) e siam la con questo cordone che gocciola copiosamente, questa persona rassicurata da quel nostro "E' tutto ok" pensa bene di parlarci di questo suo nuovo incontro e di come le cose vadano tutte a gonfie vele. Di come sia perfetto e di quante caratteristiche positive abbia. Ed allora nella nostra mente compaiono almeno un paio di visioni.

La prima: Guardiamo un indicatore. Un indicatore con la lancetta, tipo quello del carburante in macchina. Lo vediamo calare bruscamente da destra a sinistra, fino ad arrivare a zero.

La seconda: Vediamo questa persona prima succhiare da questo nostro cordone, affinche l'emorragia da poche gocce diventi copiosa. Poi la vediamo stringere la bocca di questo cordone tanto da creare spruzzi degni del finale di una corsa di Formula Uno. E lei, la persona, lieta spruzza e sparge questi nostri umori, queste nostre attenzioni, speranze, questi nostri buoni propositi qua e la come se nulla fosse e nulla fosse stato..

mercoledì 23 gennaio 2008

Remind Me

Brave men tell the truth,
A wise man’s tools are analogies and puzzles,
A woman holds her tongue,
Knowing silence will speak for her.

L'uomo impavido dice la verità
L'uomo saggio adopera analogie ed enigmi
Una donna tace
Sapendo che il silenzio parlerà per lei

Da tempi non sospetti, o almeno NON COSI' TANTO sospetti avrei voluto stringere la mano ai Royksopp per questo verso. Come al solito tutto gira attorno alla sessualità, almeno per come ho interpretato il testo della canzone. Chi ha coraggio non ha problemi e parla, si dichiara, chiede o fornisce spiegazioni. Probabilmente chi è abituato ad essere così sarà anche abituato a reagire con più forza, con più animo quando ciò che si sente dare in risposta alla propria domanda, non è proprio quello che sperava. Poi ci sono i saggi. Quelli che non ti dicono le cose chiaramente ma che te le dimostrano. Quando una donna tace invece sa che il silenzio parlerà per lei.
Quest'ultima l'ho sempre inteso nel senso negativo. Se una donna sta zitta è perchè vul dirti No. Se cambia discorso è perchè vuol dirti no. Non è timida, non è sprovveduta, i tuoi enigmi da persona pavida li ha ben capiti. E' pavida anche lei, ha paura di ferirti e tace. Silenzio dissenzo.

martedì 22 gennaio 2008

Caccole del naso

Oggi mentre aspettavo di ritirare i risultati delle mie analisi del sangue ho visto un bambino infilarsi un dito nel naso ed estrarne del materiale di scarto. Compiaciuto il bambino ne ha plasmato una pallina tra il pollice e l'indice della mano destra. Una volta soddisfatto della forma della sua caccola l'ha tenuta sul polpastrello del dito indice come una lente a contatto. Poi ha avvicinato la mano sinistra ha preso la mira, fortunatamente in un angolo deserto ed ha tirato una schicchera con la sinistra alla caccola. L'operazione sembrava perfettamente riuscita, ma il bambino si è accorto che la caccola s'era semplicemente attaccata all'unghia dell'indice della mano sinistra. Con molta pazienza l'ha sistemata sul polpastrello e stavolta la schicchera è arrivata dalla mano destra. Di nuovo la caccola appiccicosa s'è attaccata all'indice destro. Il bambino ha provato ancora per tre, quattro volte, dopo di che, infastidito ha spalmato tutto sotto la sedia. Ora, non si sa se quella pallina sia caduta a terra o se sia ancora sotto la sedia. Io non ho controllato, e neanche il suo leggittimo proprietario.

Questo mi ha fatto venire in mente che molto spesso ciò che di più piacevole andiamo a cercarci, ci sfugge di mano. Diventa scomodo ed inopportuno. Vorremmo liberarcene mantenendo quel tono giocoso ma proprio non funziona. E Poi? Poi si usano le maniere forti una bella raschiata sul bordo della sedia ed il gioco (che è bello quando dura tanto, per chi ne è piacevolmente coinvolto, altrimenti è una merda) finisce la. Finisce spesso che non si sa neanche dove vada a finire , come vada a finire, quello che prima era stato l'oggetto della nostra goduria tattile e quasi orgasmatica nel distacco dalla mucosa nasale.

lunedì 21 gennaio 2008

Trasfusioni

Prima di tutto vorrei scusarmi con gli eventuali lettori per i tristi e ridondanti soliti argomenti che trovate nel blog ogni giorno. Spero sia solo un periodo. Comunque, veniamo al dunque.
Sapevate che per donare il sangue c'è un peso minimo che dovete avere?

Io sono iscritto all'AVIP. Associazione Volontari Italiani Prana. Il Prana è un energia vitale che si accumula nei chakra. Ecco io dono questo Prana. Il fatto è che nessuno mi pesa. Prima di chiedermi un prelievo, nessuno mi pesa. Passano, chiedono: "Posso tirarti via un po di Prana?" e poi tirano. La mia risposta sarebbe comunque "Si", ma loro iniziano a tirare. Tanto la risposta la ritengono scontata. Ed il tuo prana, cala. Poi rimani solo, ripensi ai tuoi problemi ed il prana che adesso servierebbe a te non c'è. Il problema è che spesse volte non puoi rifiutare di dare del prana, di dare una mano. E' bello essere riconosciuti come degni di offrire un'aiuto ma tutti abbiamo bisogno di tempo per ricaricarci. Ogni tanto avremmo bisogno di una trasfusione anche noi.

Certo il meglio sarebbe una bella bistecca, una boccacta di ossigeno puro, qualcosa di tutto nostro, una fontana dalla quale attingere. La produzione propria, alla lunga stanca!

domenica 20 gennaio 2008

Chattoteca

RIASSUNTO DEI POST PRECEDENTI. La paroxetina può causare calo del desiderio sessuale ed una non soddisfacente erezione. Poco male. Tanto, se siete depressi vi servirà solo per espletare l'ultima funzione renale. Insomma tutto ciò che dovrebbe farci stare bene alla fine ci regala controindicazioni malvage.
Ma perchè non può esistere nulla che faccia bene punto e basta? Nulla che poi non porti ad altre conseguenze negative? Giornate che non ci lascino malinconia, una persona che non ci lasci un senso di mancanza e il presente che non ci lasci insoddisfazione.

CHATTOTECA. Sono appena tornato da una discoteca. Ho concluso la mia domenica in discoteca. Bello schifo. Ho voluto provarci ANCORA per vedere se non fossi io, se fosse solo un momento. Ebbene continuo a vedere gente coinvolta in situazioni che a me continueranno a rimanere estranee. Non è questione di pratica, non è questione di "faccia di bronzo". E proprio questione di faccia. Fortunatamente per me è solo quella. C'è anche chi sta peggio. Panciuti ultratrentenni con una più incipiente calvizie impegnati in mirabolanti sguardi di simpatica implorazione dopo aver ricevuto un rifiuto a ballare dalla parte della bella di turno. La simpatia era soltanto simulata e l'implorazione era solo delusione travestita peggio di un bambino a carnevale. Chat non è un qualcosa che nasce con internet. Chat vuol dire "Chiacchierare". Dunque, se io non so ballare? Se io voglio farmi conoscere? Tecnicamente riuscirei senza problemi a parlare ed a seguire i 4/4 di un (insulso) allegro motivetto, ma vi pare il caso?

Un,due,tre,quattro: GIRO. Qual'è il tuo autore preferito?
Cin,Sei, Setteotto: Dai! Ho letto qualcosa di lui.

Un,due,tre,quattro: CAMBIO DI MANO. Si. Io ho un lavoro. Te che facoltà frequenti?
Cin,Sei, Setteotto: PIROETTA: Credo che tutta l'immondizia di Napoli debba essere caricata su un missile e lanciata in orbita.

No. Affatto. La conta il FRONT. Inevitabilmente il FRONT. Niente cultura, niente simpatia, niente Carisma. Niente che tu possa migliorare. Come sei, come appari è meno relativo di quel che si dica in giro. Paraculo chi lo dice.

Io vorrei una Chattoteca. Piccole stanze comunicanti su un corridoio con curve ad angolo. Su ogni stanza un display indica se la stanza è libera, il sesso dell'occupante e l'orientamento sessuale. Tu sei li, entri e parli, parli senza sapere com'è la persona dall'altra parte del muro. Parli di ciò che vuoi. Gli ingressi sarebbero Moderati. Tanti uomini, tante donne. Ci sarebbe un bar, una biblioteca. Ci sarebbero dei salottini dove sedersi e guardarsi in viso (per chi non ha di questi problemi). La gente girerebbe nei corridoi entrando ed uscendo da queste stanze, incrociandosi. Scambiandosi sguardi, puntando la preda aspettando che entri in una stanza libera, sperando che quella comunicante lo sia altrettanto. Poi li dentro si fa quel che si vuole. Ci si scambia i numeri, si prenotano due stanze per parlare ancora, o si esce subito per andare al bar e vedere finalmente il viso di quel meraviglioso carattere.

Un moderno "Gioco delle coppie". A gestire l'attività un invecchiato Luca Barbareschi

sabato 19 gennaio 2008

Il Boxer Rivelatore (E.A.Poe)

Questa mattina, mi son svegliato (Oh bella ciao .. bella ciao .. no vi prego non ditemi che avete veramente pensato a questo?) tardissimo. Cazzo son già le otto ed io tra mezz'ora devo essere al lavoro. E' Lunedì. Ed il lunedì c'è anche il capo. Bel casino se arrivo tardi proprio oggi. Maledetta sveglia, non ha suonato. Da domani niente più batterie cinesi. Da domani solo pile alcaline di marca. Siccome è davvero, DAVVERO tardi, decido che salterò il rituale della pulizia ascellare arrivando subito al bidet. Via i pantaloni del pigiama, via i boxer.

Mentre li ripiego però sull'elastico leggo: SABATO.

Come cazz .. Sabato ?!? Come SABATO? Che vuol dire? Vuol dire che ieri ho girato due giorni con le stesse mutande? Rinfilo i boxer. Torno in camera mia contrariato, apro il cassetto della biancheria intima, scanso la mutanda della Domenica (la recupererò) e prendo quella con su scritto LUNEDI'.

Sulla soglia della porta della mia camera mi accorgo che la TV in cucina della quale sento il ciarlare quotidiano nelle mie orecchie è in realtà muta. Un allucinazione. Nella casa c'è il silenzio più totale. Che non abbia letto male l'orologio? Forse è ancora presto. (il sole è già sorto, non può essere presto). Mi avvicino alla sveglietta e leggo che effettivamente sono 8.10. Sono le 8.10 ma del giorno "SU". Non "MO" ma "SU". Come può essere Sunday se Sunday è stato ieri!? Oggi è senza dubbio Monday. Stupida sveglia. Accendo la TV e ancora prima che compaiano le immagini premo sul telecomando il tasto del televideo. Secondo il televideo oggi è "DOM" ma a me risulta che "DOM" è stata ieri. Oggi è lunedì!

Dietro le scritte del televideo riconosco l'odiosa risata di Claudia Vinciguerra. Tolgo il televideo ed è proprio lei. Vestita dello stesso orribile rosso che la rende poco dissimile dal Gabibbo. Anche ieri era vestita così. Anche ieri criticava gli stessi programmi. Non può essere. Mi sposto su Canale 5 e c'è la Santssima Messa Domenicale. Cristo è proprio domenica. Spengo la Tv e mi rinfilo al letto. Non ho più sonno ma penso a cosa ho fatto ieri.

Mi sono svegliato, ed era una bella giornata. Così sono andato a pattinare. Poi nel pomeriggio ho raggiunto quella ragazza che mi piacerebbe tanto conocere meglio. Quanto s'è arrabbiata per il mio ritardo. Non potevo sapere che la statale era allagata a causa della rottura di una tubazione. Ho perso mezz'ora. Come se non bastasse l'ho portata in un bar nuovo, così tanto per cambiare. Li il cappuccino non è di suo gradimento. Indovinate? S'è incazzata di nuovo. Mi ha detto che non ci stavo proprio con la testa e che lei si sarebbe rimessa sul primo treno e sarebbe tornata a casa. E che non dovevo fermarla, se non volevo peggiorare la situazione. Dice che devo ascoltare quello che mi dice. Che devo lasciarle fare quello che vuole. L'ho ascoltata. Ero tristissimo. Non vi nascondo che in macchina ho anche pianto ma l'ho lasciata andare.

Dieci minuti dopo stavo un po meglio e son partito. Non passa molto tempo che il cellulare mi avvisa di un sms. Così accosto e leggo. E' lei. E' contrariata dal fatto che io non l'abbia fermata. Non vuole vedermi più. Dice che non le voglio bene e che è meglio finirla li. Sono rimasto altri 15 minuti accostato a piangere in macchina. Per fortuna nessuno è venuto a curiosare. Poi sono ripartito e senza cena mi sono infilato al letto fin quando un sonno fisiologico necessario mi ha sopraffatto.

Tutto questo è successo? L'ho solo sognato?

Ricordo che lei mi aveva invitato con un sms. Era domenica mattina e mi ero appena svegliato. Il telefono invece ora, era muto. Zitto. Segno che avevo sicuramente sognato.

Mentre ero perso in queste elucubrazioni un suono freddo e bitonale mi ha fatto arrivare più vicino alla morte per infarto di quanto si possa immaginare. Il display del telefono era acceso. Lo raccolgo. C'è un nuovo SMS. E' lei. Mi invita ad andare. Allora mi alzo. Corro alla finestra. La luce del giorno filtra, ma non so ancora se ...

apro gli avvolgibili aggrappandomi al nastro come un campanaro si aggrappa alla corda per suonare le campane. Le serrande salgono tutte con un colpo solo. Bella elevazione da fermo. Mi compiaccio con me stesso. Fuori, nel cielo, neanche una nuvola. Apro la finestra e mi sorprende un caldo quasi primaverile. L'ideale per una pattinata e così faccio.

Al pomeriggio sono in macchina per andare da lei. Ci incontriamo a metà strada. Evito a questo punto la statale (sto iniziando a credere che davvero ...) e prendo l'autostrada. Sciopero dei metalmeccanici. Arrivo all'appuntamento con un ora di ritardo. Lei non è imbufalita. Di più. Facciamo due passi e lei ha voglia di qualcosa di dolce. Un cappuccino, come al solito. La porto quindi nello stesso bar di sempre perchè il cappuccino che fanno li, lei lo adora. (Lo adora e tu ora sei praticamente sicuro di star vivendo di nuovo la domenica). Solo che QUESTA domenica il cappuccino neanche lo prendiamo. Lei si fa quasi venire una crisi isterica che la porto sempre negli stessi locali. Mi chiede allora di riaccompagnarla in stazione. Prenderà il primo treno ed io non dovrò cercare di fermarla. Io la seguo. Salgo anche nel suo vagone pregandola di non partire. Di aspettare il treno successivo. Lei in una crisi di pianto quasi si strappa i capelli e mi colpisce con pugni bersagliando a caso il mio torace e le mie braccia. Batto in ritirata, scendo dal treno.
Sento un rumore, qualcosa che slitta su dei binari. Degli scatti rapidi. Un finestrino si abbassa e spunta la sua testa. - Non ci vedremo mai più, dice. Mi hai deluso. Non riesci mai ad ascoltarmi. Non mi vuoi bene -

Poi il treno parte, la sua testa rientra, (non mi ha guardato. Quando il treno si allontanava lei non mi ha guardato), il finestrino si chiude e da allora non l'ho vista più. Adesso quella città di mezzo mi ricorda di lei, un treno che passa mi ricorda di lei, un cappuccino mi ricorda di lei, la domenica mi ricorda di lei. Per fortuna però oggi è lunedì e mi sono svegliato indossando le mie mutande della domenica.

venerdì 18 gennaio 2008

Baby Mia (..continua dal Mago Pancione)

Quando ero un bambino troppo piccolo per girare dopo il tramonto, mi dilettavo nel guardare la Tv: cartoni animati e relative pubblicità. Il periodo migliore era quello natalizio.
A Natale c'erano tanti prodotto da guardare in Tv e da sognare. Il mio giocattolo preferito in assoluto (e che non ho mai avuto) era la Macchinina Radiocomandata Gig Nikko. C'erano la "Freccia Rossa" e la "Freccia Nera". C'era però un'altro giocattolo che mi affascinava. Baby Mia.

Questa bamboletta infernale parlava muovendo la bocca e la bambina della pubblicità si prendeva cura di questa. Qualche frase fatta incisa su un piccolo disco (o non so cosa potesse essere)

Si Mammina!
Ciao Mammina!
Ti volglio Bene Mammina!
Mammina ho fame!
Ho sonno! Buonanotte!

Insomma delle frasi STANDARD e la bimbamamma doveva anticiparle rivolgendo alla bambola (che doveva essere la moglie di Chuky).

Ebbene. Se il disco fosse saltato? Se la bimbina avesse giocato senza sincronizzarsi con il bambolotto con le supposte della Duracell. Pensate a che trauma!

Ciao Babymia! Sono tornata a casa! Mi vuoi bene? - Mammina? Ho fame! -
Ti pare il modo di parlare a tua madre? Senza salutarmi? Così scortese? - Si Mammina! -
Adesso se non la smetti me ne vado! - Ciao Mammina! -
E' così che la metti? Allora vado e non torno più. Che ne dici? - Ti voglio bene Mammina! -
Dai Babymia, non farmi dispiacere. Ti va di giocare un po? - Ho sonno! Buonanotte! -

Eh si. Capita anche questo. Dire una cosa e sentirsi rispondere un'altra. Fin quando si tratta di semplici incomprensioni, ragazzi, niente di così grave. I problemi sono quando queste risposte "errate" sono frutto di bugie (per nobili e futili motivi), per malafede, per sconvenienza.

Quindi? Che fare quando ci sentiamo rispondere i famosi "Ceci per Fagioli" ? I "Fischi per Fiaschi"?
Io credo che non ci sia nulla da fare. Il cervello parte ed elabora, elabora e poi va in loop e poi son sempre ansiolitici ed antidepressivi.

giovedì 17 gennaio 2008

Fantasie che s'avverano

Quando mi chiedono: "Quali sono i tuoi hobbies?"

Insieme ai vari: uccidere, ferire gravemente, causare stragi, profanare sepolcri, danneggiare la cosa pubblica, dico sempre "scrivere". -Raramente, maluccio, ma scrivo- dico in giro. Ogni tanto mi viene un'idea e, relativamente alla mia capacità, riconosco quando una di queste è buona oppure è davvero una chiavica immonda. Ebbene, le chiaviche immonde si rivelano tali, solo quando le ho iniziate a scrivere.

Tempo fa pensai una scena. Mi apparve. In questa visione era settembre, il primo giorno di scuola.

Era ancora tiepido e molta gente era seduta ai tavoli all'esterno del bar più centrale e più "in" della cittadina. Un gruppo di pensionati su un tavolino guarda correre questi bambini. Questi primi studenti delle elementari li puoi riconoscere. Quelli della prima piangono e non si allontanano dai propri genitori, quelli dell'ultimo anno camminano con calma ed in maniera ordinata. Gli altri corrono ed urlano. Il chiasso sembra disturbare gli anziani signori al tavolino. Squotono la testa e fanno commenti sottovoce. Un bambino con il suo grembiulino blu nuovo di pacco, però, si stacca dalla mano della madre e prende anche lui a correre urlando. Vuole imitare i più grandi.

Questo bambino corre ma non si avvede che a terra c'è una mina di cane. Un caccone. Il tavolino del bar gode della prospettiva giusta. La migliore. La traiettoria sembrava buona e la mamma era ben distaccata, non avrebbe potuto mai raggiungere suo figlio e fermarlo. I vecchi al bar smisero di parlare e di lamentarsi. Non un fiato. I loro occhi si muovevano dal bambino alla cacca, come in una partita di tennis. Era praticamente sicuro che il bambino l'avrebbe pestata ma i vecchi continuavano a calcolare traiettoria e velocità. Avevano paura che per un colpo di fortuna la tragedia potesse essere scampata. Una cacca sotto la suola delle scarpe è sempre una bella rogna. E' divertente, quando accade agli altri.

Cinque, quattro,tre (e qui i sederi dei vecchi hanno un sobbalzo, come se si volessero alzare, ma poi rimangono con le chiappe ben salde sulla sedia), due, uno, IMPATTO! Il bambino calpesta la mina di cane ed in quel preciso istante un sorriso si va allargando sulla bocca di quei vecchi.

Gli anziani si aspettavano un intervento del caso: un colpo di fortuna ed il bambino avrebbe evitato il caccone. Ebbene il Caso ci mise lo zampino sul serio, ma anzichè inviare fortuna, mandò sfortuna sul giovane scolaretto. Il Caso infatti volle che il bambino pestò la cacca con il piede destro, al momento dello slancio. Stava imprimendo la massima forza sull'avanpiede. Il Caso volle che quel cane non aveva lasciato la sua traccia da molto. L'attrito fu minimo ed il bambino inevitabilmente slittò sbilanciandosi. Cadde in avanti e nella caduta centò in pieno lo sterco. Addio grembiule nuovo e molto probabilmente addio primo giorno di scuola.

Non c'è fine al peggio e nel tentativo di migliorare le cose interveniamo, per poi scoprire che abbiamo fatto un gran casino. Se fossimo rimasti fermi forse era solo un pasticcio, ma nonappena ci muoviamo per trarci d'impaccio (e d'impiccio) tutto si trasforma in un gran casino.

Il piccolo studente, seppur fresco d'asilo doveva aver radicato questo concetto in se; il concetto di provare a raddrizzare il pasticcio. Una spia rossa doveva essersi accesa in qualche cellula del suo cervello (come vecchi cartoni animati ci insegnarono). Il bambino infatti in un estremo riflesso per attutire la caduta porta le braccia davanti a se ma il peso finisce malamente tutto sul polso destro. E troppo. Il bambino avverte subito un forte dolore e piange per quello, per lo spavento, per l'umiliazione e per le pacche al sedere che la madre (che nel frattempo è arrivata) gli sta assestando.

Uno dei vecchi seduti al tavolo del bar smette di sorridere. Adesso ride proprio. Ride così forte che anche i bambini più scatenati si fermano a guardare nella sua direzione. Il vecchio rideva forte, a bocca aperta ed aveva gli occhi inondati di lacrime che di tanto in tanto si asciugava con il polsino della camicia. Sempre senza smettere di ridere. Dopo un po però, tutto stanca. Anche un bambino che pesta, scivola e cade su una cacca. Che poi si fa male ed in più si sporca il grembiulino nuovo. Che poi è umiliato davanti a tutti ed ancora la mamma lo picchia. Tutto stanca e così il sigore al bar smette di ridere. Smette di ridere con la testa, con i polmoni ma non con la bocca. Quella gli rimane aperta. Non riesce più a chiuderla.

Mentre sale sull'ambulanza ha di nuovo le lacrime agli occhi e la bocca aperta. Ma questa volta piange. Gli altri, gli amici e gli incuriositi commercianti affacciati dai loro negozi ridevano. Ridevano facendo attenzione a non aprire troppo la bocca.

Avevo intenzione di finire la storia con il bambino e l'anziano che si rincontravano nella sala d'aspetto del pronto soccorso. Il bambino uscendo dalla porta l'avrebbe indicato con il braccio ingessato ed avrebbe riso di un signore che rimaneva seduto con la bocca stupidamente aperta.

Era una chiavica di storia e non l'ho scritta.

Ad ogni modo, la settimana scorsa mi reco dal mio medico per un dolore all'altezza dell'orecchio, che si manifesta maggiormente quando mastico. La prima cosa che mi ha detto è stata:

Sublussazione Vestibolo Mandibolare. Avrai sbadigliato troppo forte. Non hai mai sentido di gente che rimane a bocca aperta? Beh dopo questa diagnosi sono rimasto a bocca (simbolicamente) aperta. La storia mai partorita in qualche modo si era vendicata dell'aborto e mi aveva colpito. Mi aspettavo uscendo dallo studio medico di vedere un bambino che mi indicasse ridendo. Poi ho fatto presente al mio medico che non ricordavo d'aver sbadigliato così forte e magari di controllarmi se non fosse per caso una infiammazione all'orecchio. Ebbene ERA una infiammazione all'orecchio.

E' passata una settimana ed ho ancora dolori. Una settimana di antibiotici non sono serviti a nulla. Il medico, dimentico della precedente visita, aveva formulato la stessa diagnosi. Sublussazione ecceteraeccetera. Sempre dietro mio invito ha riguardato l'orecchio e SI, l'infiammazione c'è ancora. Prima di farmi colpire l'orecchio (la mandibola) da raggi X andrò da un otorino.

Non voglio che vinca l'embrione fantasma della storia incompiuta.

mercoledì 16 gennaio 2008

Rimorchiare in Chat

Ho sempre odiato quelli che entrano in chat solo per rimorchiare. Ricordo i tempi di MIRC e dei favolosi canali con il cancelletto (#Italia). Ricordo il mio ambiguo Nickname: Linger. Linger, un predicato verbale anglosassone, nonchè storica canzone dei Cranberries.
Solo che la gente leggeva "Lingerie" e quindi mi trovavo sepolto da valanghe di "mof". MOF senza un "Ciao" senza un punto interrogativo. Solo MOF. Per chi non lo sapesse "MOF" vuol dire: Maschio o Femmina. Se rispondevi "M" questi zittivano, manco si scusavano. Non ti salutavano. Finiva la. Certo, meglio così, ma l'educazione è una cosa che salta agli occhi.

Tuttavia nonostante l'astio che nutrivo verso di questi, notavo che sempre più gente si incontrava, si conosceva e si piaceva e così ho deciso di provare anche io. Il mondo nel frattempo era cambiato. Niente più semplici chat testuali. Ora ci sono foto, profili e pupazzetti animati. Mi adeguo.
Inserisco la mia foto (selezionata tra centro autoscatti), inserisco la mia bella frase da intellettuale ed inizio la ricerca. Appeso il verme lancio l'esca. Solo che il pesce non abbocca. Eppure il saluto, la presentazione che ho digitato non era poi così banale. Nessuna ragazza risponde al mio saluto e quelle che lo fanno si estranea dopo poco, anche se mi dimostro brillante e non privo di intelletto.
Vengo folgorato da una formidabile intuizone. Sostituisco la mia foto lasciando il banale omino stilizzato. Avatar standard del programma di chat. Tutto ok. Ho cambiato il tipo di verme, ma l'amo e la canna sono le stesse. Lancio nuovamente l'esca. E questa volta abboccano! Diosanto abboccano! Abboccano e sono anche cordiali. Ragazzi funziona.

Una di queste ragazze poi, la più simpatica (ed era anche molto carina) l'ho incontrata sul serio. E' stata una bellissima searata. Una bella passeggiata. Ora ho un'amica in più. All'improvviso non si è sentita pronta per un legame. Piano piano questa mia amica si è anche eclissata tra le righe di una chat. E' diventata solo un nome che compare, mi parla dei suoi guiai e sparisce riconoscente per l'apporto che le do.

Il titolo di oggi era appunto "Rimorchiare in Chat". Cosa piuttosto semplice. Il difficile poi è trasporre il tutto nella vita reale, quando oltre che la mente mostri anche tutto il resto.

martedì 15 gennaio 2008

Pocket Jesus

Sin da quando ero piccolo ho avuto l'ossessione di pensare continuamente. Mi capitava di pensare anche a questioni puramente teoriche o comunque non facilmente dimostrabili. Spesso ritenevo che il mio ragionamento dovesse avvicinarsi alla realtà dei fatti più di quello del mio interlocutore. Altre volte invece ne ero certo e l'interlocutore di turno era spocchioso ed ignorante.

In quei casi sarebbe stato bellissimo avere una personalissima divinità sempre al tuo fianco. Questa divinità (che immaginavo vestita di bianco) annuiva oppure faceva di no con la testa quando io l'avessi interrogata con lo sguardo. Immagginavo di essere il solo a poter vedere questa manifestazione celeste, seduto accanto a me o comunque con il suo testone sempre dietro la mia spalla. Il suo testone pronto a sventolare da destra a sinistra (o al contrario, è uguale) per dirmi di NO, che forse mi sto sbagliando. Oppure con il suo mento che fa su e giu, su e giu quando mi dice che si, ho ragione. E' proprio così'.

Questo Jolly non sarebbe di certo il "Ludovico Pellegrini" della situazione. Non mi farebbe da Notaio. Non dichiarerebbe al mondo la mia ragione (quando ho torto lo farei star zitto) però sarebbe una soddisfazione personale. Un profondo senso di autocompiacimento o di autocritica.

Il problema è che poi tutti avremmo questo Jesus al nostro fianco. E se tra di loro si potessero vedere, sai che gestacci ed improperi?

lunedì 14 gennaio 2008

Friends Will Be Friends

...Right Till The End.

Questo cantavano i Queen. "Gli amici ti rimarranno amici, fino in fondo". Bel valore l'amicizia. Senza dubbio. Se non ci fossero sarebbe ben peggio. Tuttavia l'amicizia non è L'UNICO valore del quale abbiamo bisogno.

Poniamo che l'amicizia sia un bel panino al salame (o un Seitan, per i vegetariani). Diciamo che ho sete e chieda in giro da bere. La gente mi risponde: No, mi dispiace. Non ho dell'acqua ma prendi questo panino.

Okkey, accetto il panino perchè è buono. Lo accetto perchè potrò aver fame in futuro. Ma la mia sete? Chi mi da un po d'acqua? Solo con i panini non si vive! Di sete si muore!

Mi viene dunque un altro modo di tradurre quella celeberrima canzone: Avrai solo amici. Fino alla fine. Ogni volta sarà sempre la stessa cosa. Amici.

Per essere amici di qualcuno bisogna avere delle qualità. Lo riconosco e me ne faccio vanto. Tuttavia mi viene da chiedere cosa mi mancherebbe per bere un po d'acqua. Un panino può costare anche 4 euro. Un bicchiere d'acqua costa pochi centesimi. Ma allora perchè nessuno vuole offrirmene un po?

Eppure noi eterni amici siamo tutti bravi, intelligenti, ironici, in gamba, simpatici, acuti, arguti, svegli, seri, affidabili, presenti, premurosi, sensibili, vicini, disponibili, buoni, gentili, comprensivi, comunicativi ed anche possessori di un porco lavoro.
Siamo tuttavia AMICI. Cosa manca per essere anche qualcosa in più?
C'è qualcosa che manca. Qualcosa che tutti i e le paraculo fanno finta di non considerare affatto. FANNO FINTA di non considerare la bellezza.

E così gli amici saranno amici .. fino alla fine. Fino alla morte avremo soltanto amici.

domenica 13 gennaio 2008

C'è uno strano odore

Torno adesso da casa di un amico. Abbiamo visto un film Horror: 1408. Conoscevo già il racconto del caro Stephen King. La frase banale dice che "il libro è meglio del film". Beh questa volta devo dire... devo dire che il detto ha sempre ragione: meglio il racconto (tratto dal libro "Tutto è Fatidico") che il film. Nel film ci sono varie e fantasiose aggiunte che possono dilettare l'ignaro, tuttavia chi conosce la storia potrà godere di un finale alternativo e riconoscere i vari richiami al romanzo presenti.

Il problema è che mentre guardavamo il film, fuori, dalla finestra si vedeva lampeggiare. Ha lampeggiato per tutta la durata del film. Ininterrottamente. Solo che il tuono non si sentiva. Strano. Strano anche che ci sia un temporale a gennaio. Atipico direi. Finito il film, decidiamo di togliere il disturbo e la prima cosa che vedo uscendo di casa sono le stelle. Poi mi giro a sinistra ed un lampo illumina un fronte nuvoloso color piombo. Poi un'altro ed un altro ancora. Il tuono però non si sente.

Arrivo sotto casa, saluto gli amici che mi hanno accompagnato in macchina e mi avvio verso il portone. Quel "Ciao" che ho detto qualche secondo fa sarà l'ultimo suono del giorno. Non emetterò altro per otto ore fino a domattina. Infilo la chiave nel portone e sento il tuono.

Mi sto cagando addosso. In un istante mi sto cagando addosso. Prendo l'ascensore? Non so, il temporale a quanto pare si avvicina. C'è stato il tuono. Se dovesse saltare la corrente? Meglio le scale. Mi trovo cosi a dover affrontare sei rampe, 3 pianerottoli e tre piani. Tre piani formati da un lungo corridoio dove qualunque cosa, qualunque mostro o fantasma o morto risorto può sbucare da dietro l'angolo e aggredirmi. Salgo le scale due alla volta. "Due a Due" come le gloriose patatine della San Carlo. Arrivo al mio piano. La mia porta è quella infondo. La più lontana. Guardo la chiave e mi assicuro che sia girata già dal verso giusto. Non voglio perdere tempo ad armeggiare con la serratura. Entro sperando di trovare qualcuno ancora in piedi ma cazzo già dormono tutti. E' tutto buio. Tuona. Se fossi da solo a casa certamente la girerei tutta per controllare di essere da solo. Accenderei tutte le luci anche per entrare nella stanza accanto, per vedere bene ogni angolo, ogni dettaglio. Nella zona notte della casa guarderei sotto ogni letto, anche se sopra non ci dormo io ed uscendo dalla stanza chiuderei la porta. Però non sono da solo (e fuori tuona), gli altri dormono. Se facessi casino mio padre si sveglierebbe e si incazzerebbe moltissimo, avendo tra l'altro anche ragione. E così, mi cambio e mi metto al letto. Il computer, che ho appena spento dopo una giornata di lavoro continuo, si raffredda lentamente emettendo dei sinistri scricchiolii. Dentro la mia testa c'è ancora la sceneggiatura dello zio King, fuori dalla finestra lampi e tuoni. Ed io mi cago addosso. Mi cago addosso dalla paura nella stessa casa, nella stessa stanza e nello stesso letto che conosco da una vita. Come mai? Perchè i fantasmi devono esserci proprio questa notte e non ieri, ad esempio?

Suggestione. E' stato quel maledetto film e l'atipico temporale mi ha dato il colpo di grazia. Il fatto è che siamo esposti a tante informazioni che ci provengono più o meno involontariamente da tutto ciò che ci circonda. E' normale poi temere il peggio. Il peggio romperebbe lo stato di equilibiro (o di gioia, se siete fortunati) nel quale viviamo. Si spera per il meglio, ma si teme per il peggio. "Temere" è un qualcosa di grado superiore a "Sperare". Più vediamo, più parliamo e più sappiamo. Il sapere viene rielaborato nel nostro cervello con il risultato di farci vedere sempre l'ultima cosa che invece vorremmo vedere. E' una sorta di "Esercitazione". Un prevenire un disastro che non è detto che avvenga per poi comunque contare dei morti reali. Immaginate di dar fuoco ad una scuola così, per esercitazione, nel caso un giorno si sviluppi un incendio accidentale. Le cose esistono (anche se solo virtualmente) solo se le pensiamo, solo se ci vengono in mente. Certe volte me la staccherei la testa. Improbabili intrecci così tanto incasinati che neanche a Cabot Cove con la signora Jessica Fletcher potrebbero avvenire. Intrecci intrecciatissimi di trame vicende e fatti che a ben pensarci sono impossibili eppure ci appaiono così reali tanto da darli per certi, scontati e sicuri.

Smettete di pensare dunque.

Credo che per analogia a quanto scritto oggi potreste cercare qui, nell'elenco a destra qualcosa che parli del "Mago Pancione"

sabato 12 gennaio 2008

Fallimenti

"Failure Is The Best Way To Learn"

Si. Sono d'accordo. Un fallimento, una sconfitta sono il modo migliore per imparare qualcosa. Ad ogni modo credo che i grandissimi Kings of Convenience volessero trasmettere un messaggio differente rispetto a quello che ho raccolto (per maggiori informazioni cercate nei "post" precedenti qualcosa circa il "Mago Pancione").
Un fallimento dovrebbe servire per fare autocritica positiva. Dovrebbe servire per dire: -Ecco dove ho sbagliato. La prossima volta non mi freghi-.
E così senza calcolare (qualcuno mi odierà per questo predicato verbale) che potenzialmente ogni situazione è differente e che va quindi gestita in maniera del tutto differente dalle precedenti (mi correggo. Qualcuno mi odierà per TUTTA questa "frase o periodo"), farà affidamento sui failure, sui fallimenti passati per evitare gli stessi errori.
Il risultato è un ennesimo fallimento. Tuttavia, il fallimento è la maniera migliore per imparare. E quindi abbiamo imparato che "il passato è passato" e che il presente va gestito così come viene.
Cammina cammina e ci ritroviamo dentro una ennesima nuova situazione. Ben memori del passato e di quanto disastroso sia stato snaturarsi e di quanto altrettanto distruttivo sia stato essere "se stessi", pensiamo che stavolta non dobbiamo proprio snaturarci ma accettare un nostro cambiamento. Decidiamo che dobbiamo si cambiare, ma che il cambiamento dev'essere assorbito. accettato ed omologato dalla nostra personalità. Saremo così una persona nuova, con nuovi interessi, nuovi modi di fare, nuova cultura. Passano pochi giorni che s'accende la solita spia rossa: FAILURE.
Lezione dopo lezione, faliure dopo failure, qualcosa abbiamo SI imparato. Abbiamo imparato che avevamo ragione. Quella inettitudine (fisica o mentale, non importa) che ti sentivi di avere ce l'hai. Punto. Ecco qual'è alla fine il vero insegnamento.

"Have No Fear. Your Wounds Will Heal"

Non aver paura. Le ferite guariranno. Certo Kings, le ferite guariranno ma ad ogni nuova ferita è probabile che si aprano anche quelle vecchie facendo male tutte insieme.

venerdì 11 gennaio 2008

Gioco da Bambini

La ricordate la vostra infanzia? I giochi che avevate?
Io si, ne avevo alcuni, sapete ero figlio unico ed in qualche modo dovevano sopperire alla mancanza di un fratellino o di una sorellina. Soprattutto quando d'inverno era più difficile far venire compagni di scuola per giocare, o comunque andarli a trovare.

Come per ogni bambino però, percepivo i giochi degli altri come più belli e stimolanti. Mio cugino ad esempio aveva un gioco bellissimo, di quelli educativi. Credo si chiamasse "La Tombola delle Analogie". Non ricordo bene le regole del gioco, ma intanto già ti spiegava cosa fosse una "Analogia", e secondo me ci sono tanti diplomati che nel 2008 ne ignorano il significato.

Insomma dovevi associare una tela da pittore con i pennelli .. una pedina con la scacchiera .. guanti di lana con sciarpa di lana e così via.

Venti e più anni dopo mi trovo ancora impicciato con queste analogie. Ma sono analogie un tantino differenti. Sono psicologiche. Interiori. Beh sono quasi malattie, sindromi.

Non so se con voi è lo stesso ma mi capita spesso di associare una canzone, un luogo e talvolta addirittura un ora, un giorno del mese ad un evento. Ma non ad un evento qualsiasi, bensì ad un evento piacevole. Non ricordo di una canzone, ad esempio, che mi riporti a momenti negativi o comunque che mi provochi sensazioni sgradevoli. Sempre che la nostalgia sia gradevole.

E così "We Are The Champions" mi ricorda i mondiali 2006. "Scandal" mi ricorda quella tipina delle superiori che proprio non ci stava. Il sole in faccia, un cartello autostradale ed un centro commerciale mi ricordano l'ultima speranza infranta.

Alle 18 di ieri eravate all'apice della contentezza? Alle 18 di oggi siete di nuovo depressi come sempre. Ed oltre tutto sono le 18.

Chi sperimenta queste sensazioni, questa difficoltà nell'affrontare strade, luoghi, canzoni saprà, capirà quello che voglio dire in queste due righe buttate giu controvoglia.

Non intendo lasciare il solito e banale messaggio che "La felicità è effimera", che "tutto passa", che "niente è per sempre". Vorrei però dire che "Più godete e più soffrirete". Se oggi sta capitando DAVVERO a voi, se vi pare impossibile sappiate che è inutile fare gesti scaramantici. E' inutile parlare ed è inutile non fiatare. Difficilmente il buonumore durerà per più di 24 ore.

Chi resisterebbe ad un nazista con i baffetti che vi porta un morbido e profumato accappatoio nuovo, dei comodissimi sandali ed un bagnoschiuma aromatico? Chi resisterebbe alla lusinga di una doccia scortati dal nazista coi baffetti?

Eh si, perchè godere del bello oggi vuol dire pagare un ragguardevole prezzo nei giorni dopo.
Se proprio vi capita, fatevi bendare, fatevi mettere i tappi alle orecchie, fatevi incaprettare. Fate di tutto affinchè il vostro quotidiano non venga inquinato dalle esperienze piacevoli. Altrimenti niente più panorami, niente più mare niente più musica, luoghi per un bel po.

Strana chimica ha l'analogia.

giovedì 10 gennaio 2008

E se il Mago Pancione si fosse sbagliato?

Ricordate quel vecchio cartone animato del Mago Pancione? Insomma c'è questo mago, questo "Genio della Lampada" che vive in un vaso. Aladino per richiamare il Genio doveva sfregare la lampada magica con una mano, mentre per richiamare il Mago Pancione basta starnutire. Tu fai uno starnuto e lui esce. Mi sembra chiaro. Semplice.

Ora però vediamo le cose dall'altra prospettiva. Ok. Io sono il Mago Pancione. Ho un girovita di 3 metri e mezzo ma entro perfettamente in un piccolo vaso (che poi è più che altro una bottiglia). Dentro a questa bottiglia/monolocale ci abito con moglie e figlia. Un bel casino in termini di spazio e di Privacy. La mia unica occupazione è aspettare di sentire uno starnuto. Se sento uno starnuto salto fuori e do una mano, come posso. Sicchè arabi e greci avrebbero scritto sulle loro tavolette e sui loro papiri qualcosa del genere:

Starnuto = Richiamo

Ora però mi domando: cosa sarebbe successo se il Mago Pancione avesse scambiato una (sicuramente meno nobile) Scorreggia Acquosa per uno starnuto, seppur di modesta entità?

Io credo che l'equazione sarebbe stata valida comunque per il Mago Pancione. Si sarebbe verificata e lui si sarebbe precipitato fuori dal vaso.

Ebbene .. cosa avrebbe fatto Mago Pancione? Uscito fuori cosa sarebbe successo? Il padroncino sarebbe rimasto interdetto, perplesso: "Hey ho soltanto scorreggiato, chi ti ha chiamato?"
Il Mago Pancione sarebbe rimasto sempre con quel dubbio: "Eppure giuro di aver sentito starnutire. Per me era uno starnuto!"

Se la situazione si ripete più volte il povero Mago beh, impazzisce. Non può fare altrimenti. Appena sentirà uno starnuto un poco strano penserà: "Che cazzo! Era uno starnuto quello? Vado? Ma no! Che mi frega. Che starnutisse meglio se mi vuole! Ma se dopo ha davvero bisogno di me? Dai ... vado. No no no! E se era soltanto un'altra di quelle scorregge acquose? Se esco e mi becco l'ennesima cazziata?"

Siamo noi ad interpretare male i segnali? Sono le fonti ad essere ambigue?

In una canzone un tempo si diceva: " [...] mentre accarezzavo l'idea delle coincidenze, raccoglievo segnali [...] "

Telepatia, somiglianze, affinità. Sono segni del destino.
-Abbiamo gli stessi gusti! - , - Giuro che ti stavo pensando - , - Il nostro numero di cellulare ha le ultime cifre identiche - , - Che bello! Deve voler dire qualcosa! -


Poi qualcosa va storto e noi non ce ne capacitiamo. Eppure i segnali c'erano tutti.
-Mi aveva detto ... Avevamo fatto .... Era successo ..... Si era parlato ......-
E quindi, continuando a cantare la canzone citata più su pensiamo:

"
[...] spiegami cosa ho tralasciato, e' quell'anello mancante la fonte di ogni incertezza. Spiegami cosa mi e' sfuggito [...] "

Ma purtroppo può essere anche ben diversa la realtà dei fatti. Non ci è sfuggito niente, non c'è nessun anello mancante. Soltanto questione di segnali. Segnali mal'interpretati o mal trasmessi.

E così le industrie farmaceutiche incrementano la produzione di ansiolitici ed antidepressivi.

mercoledì 9 gennaio 2008

The Weight of My Words (Parte II)

Sono un pazzo e spero di “parlare” ad una platea di pazzi. Mi capireste meglio.

Dovreste far caso a ciò che dice la gente alla quale tenete molto. Dovreste far MOLTO caso a ciò che dice la gente alla quale vorreste tenere MOLTO di più.

Siete con i vostri amici o con quella persona che un giorno sperate diverrà il vostro partner e parlate. Fate i simpatici. Raccontate di quella e questa volta. Vi scambiate aneddoti e spassose circostanze. Vi trovate a prendere in giro amici comuni e pallosissimi spasimanti. Vi raccontate di come avete ignorato un SMS, o di come vi siete fatti scortare da conoscenti e parenti per non rimanere DA SOLI proprio con quella particolare persona. Ad ogni modo, come tutte le cose, anche quel vostro incontro dovrà terminare. In quel momento avete una posizione di INDUBBIO vantaggio verso gli assenti. Vi sentite privilegiati, ma dovrà finire. Toccherà anche a voi, per forza di cose, rimanere da soli.

E poi quando rimanete soli vi ricapitano PARI PARI le situazioni delle quali avete riso qualche giorno prima.

Mandate un SMS e la risposta tarda ad arrivare. Magari il destinatario dorme, è sulla tazza per via di una colite, è al funerale della pro-zia .. ma voi ripensate a quello che vi siete detti e vi immaginate dall’altra parte della barricata.

Ora siete VOI quello sfigato che non riceve risposta all’SMS. Quello che vi incontrate in tre e non sai se per capriccio del terzo incomodo o se su richiesta del vostro originario compagno.

Insomma. Quello che una persona racconta A VOI … in seguito vale anche PER VOI ?! E’ giusto temere che una persona si comporti come racconta anche con noi?

Ovvio che poi tutti questi interrogativi andranno a danneggiare un rapporto.

Eh si. Si perché a far troppe domande, si tende a

1) offendere l’altra persona (davvero non ti fidi di me? Per chi mi hai preso? Mi deludi. Non credevo che pensassi questo di me!)

2) restare impantanati su noiosissime ed ogni giorno più concrete paranoie

martedì 8 gennaio 2008

Veronika doveva morire.

Veronika doveva morire. Veronika quando capita DEVE morire.

No, non ti preoccupare. Se ti chiami Veronika e stai leggendo queste righe, non sto parlando di te. E non sto parlando neanche di te, cara amica o conoscente. Non ho usato uno pseudonimo per riferirmi a te.

Sto parlando del romanzo di Paulo Coelho: “Veronika Decide di Morire”.

Si narra in sostanza di questa Veronika che si sente un po’ depressa. Allora decide di ingollarsi una confezione intera di sonniferi. Per ingannare l’attesa della soporifera morte, decide di leggere una rivista.

Veronika si sveglia in una casa di cura. Le dicono che le rimangono pochi giorni da vivere. Il suo corpo è rimasto intossicato dai sonniferi. Ovvio che in questi pochi giorni di vita che le rimangono Veronika trova tutto ciò che noi desideriamo ogni giorno: amore, voglia di vivere, comprensione per la vita, per se e per gli altri e tutte le cose belle di questo mondo. Peccato però che ormai le manchi poco. Solo pochi giorni per godere di tutte queste novità.

Come va a finire? Se non avete ancora letto il romanzo. Beh vi saluto, ci vediamo al prossimo post nel blog. Se invece l’avete letto o non ve ne frega nulla .. allora ascoltate qua.

Era tutta una presa per il culo! Veronika era salva. Le stavano facendo uno scherzone per farle imparare la lezione. Che simpatici. E così Veronika passa dalla profonda disperazione di dover morire proprio ora che è felice, dall’estatica gioia dello scoprire che quello che di bello che ha trovato l’avrà per sempre.

Ebbene io non credo che sarebbe dovuta finire così. Dai. Lo sappiamo tutti. Quando si fa una cazzata se ne pagano le conseguenze. Quando tutto va bene, purtroppo è quasi sicuro che andrà a finire male. Perché illudere un lettore solo per la voglia di trasmettere ottimismo e fiducia?

Ma davvero non vi è capitato più volte di vivere bellissime esperienze per poi vederle crollare per colpe che non sono neanche le vostre? Voi siete la che vi godete il vostro turno, finalmente, solo che c’è un dottore invisibile e malefico che ha già deciso che tanto alla fine morirete. Ma intanto subdolo vi fa vivere.

Poi, sul più bello vi comunica che siete morti. Dopo che avete assaggiato un pezzettino dice che siete morti. Il pezzettino era così piccolo e così improvviso, così inaspettato e bello che neanche ve lo siete goduto. E’ come se non l’aveste MAI avuto. E intanto siete morti.

Per questo Veronika doveva morire. “VERONIKA” di solito muore. Chi non è abituato alla felicità, quando glie ne capita un po’, muore. Muore perché qualcuno ha in serbo uno scherzetto per te.

lunedì 7 gennaio 2008

Tutte le feste s'è portata via

E Finalmente è finita. Non poteva esserci un po' prima questa "epifania" che tutte le feste si porta via?

Le feste così come sono diventate sono perfettamente inutili. Non ci sono più quei bei valori di una volta. Prima la gente usciva e spendeva soldi, adesso la gente esce ed entra nei negozi per riscaldarsi, per ripararsi dalla pioggia e "prova gli articoli per sfizio" .. tanto - Non c'è nessuno, posso darti fastidio -.

Sono afflitto dalla personalissima "Sindrome del Perdono". Il "Perdono" è una festa locale, una festa cittadina. Il Santo Patrono Apostolo Tommaso (del quale una carcassa si spaccia per Santissima Reliquia è conservata in Cattedrale) ti perdona da ogni peccato se tu fai certe cose. Se entri nella sua chiesa, se reciti preghiere, roba del genere. Credo. Non mi sono mai interessato.

In questi giorni di espiazione il centro diventa un grosso Luna Park pieno di gente che si diverte ed è felice. Ci vengono anche da fuori al Luna Park. Pagano fior di quattrini per cagarsi addosso su una giostra che li catapulta a folle velocità a diversi metri d'altezza per poi ricadere (quasi) di schianto al suolo. E si divertono. Loro si divertono. Tutti si divertono. Solo io rimango con le palle torte.

Più vedo che loro si divertono e più mi girano le palle. Che c'avranno da divertirsi? Stronzi!

Ecco perchè odio le feste. La giovialità forzata è una sanguisuga energetica. Fin quando non troverò la spensieratezza benedirò ogni epifania, perchè le feste si porta via.

domenica 6 gennaio 2008

Viene di Notte

La Befana vien di notte ... scorreggiando forte forte.

Eh si. Scorreggiando forte forte. Questa vecchina non è più quella di una volta. E' sempre nervosa. Tutto le va storto. Con un richiamo alle migliori allegorie dantesche quando monta sulla scopa, sbaglia mira ed infila il manico in un fantozziano atto sodomita. Alla Bersagliera.

E' nervosa da tempo la vecchina così ha sempre mal di pancia. Per questo scoreggia. Tuttavia rimane sempre la furbacchiona di una volta. E' sempre geniale. Il suo cervello potrebbe tener testa al miglior Bill Gates degli anni 70 in quanto ad innovazioni. Prima ai bambini portava il carbone, dopo qualche decennio però non se la sentiva più di continuare. Poveri bimbi. Cosa mai avrebbero potuto farci con del carbone? Si sa, i bambini qualche marachella la fanno sempre, un po di carbone se lo meritano, tuttavia, regalare loro i resti di una combustione, proprio non le andava più. Meglio inventare un carbone dolce. Un carbone che pur non perdendo il significato simbolico, potesse essere di qualche utilità ai bimbini. Il bastone e la carota. Fu una vera rivoluzione. Ma ora, da quella rivoluzione sono passati diversi anni.

Una sera, la Befanina, era seduta sulla sua poltrona a pensare che tra poco le sarebbe toccato farsi il giro del mondo in un nanosecondo. Le tocca una volta all'anno, ma quella volta è davvero una grande rottura di palle.

Era li seduta comoda a compiangersi e tra un "Povera me" ed un "Me misera" sparava dei rumorosi peti. E quando non erano rumorosi puzzavano come carogne al sole.

Proprio dopo una di queste scoregge silenziose ma fetenti all'inverosimile si è detta "basta". Basta con questa flatulenza. Si è seduta a terra, su uno stuoino. Si è messa in Padmasana (il loto) ed è stata un'ora a riflettere, prima che l'idea, quella buona, giungesse.

Ora i bambini cattivi di tutto il mondo hanno trovato nella calza della befana una scatoletta molto simile a quella dei medicinali. Delle pillole nere che una volta schiacciate via dal blister puzzano anche. In calza una confezione ed in ogni confezione i bambini notano che manca già una pillolina nera.

La befana ha pensato ad una colletta. Un piccolo contributo da ogni bambino. Una scorta di CARBONE ATTIVO che le risolverà il problema dell'aria in pancia.

sabato 5 gennaio 2008

Tempi Imperfetti

"Il futuro che avrai domani non sara' lo stesso che avevi ieri". Chuck Palahniuk. Rant. Rabbia.

Non è forse questa una gran bella frase? Credo che prenderò ancora spunto da questi aforismi di Palahniuk.

L'altra notte ho sognato che mi era stata "Revocata l'istruzione". C'era scritto su un documento. Ed ero nel corridoio stretto e lungo della mia vecchia scuola media. Sarei dovuto ripartire da li. Dalla scuola media. A 28 anni uno studentello. Una possibilità però l'avevo di saltare qualche passo. Checcazzo ho ventotto anni, non sono mai stato una cima a scuola ma beh, qualcosa in più di un quattordicenne la dovrei sapere, no? Ed allora entro in classe. Una classe con dei banchi nuovi di pacco, blu. Aula tinteggiata di fresco e luminosa. "Altro che i miei tempi" ho pensato in sogno. Mi avvicino alla cattedra con la convinzione di andare ad espletare una pura formalità. Ci sono andato con l'animo con il quale il Real Madrid giocherebbe contro la squadra di calcio del "Pietracandida", frazione di "Fontanelle".
Una classe fatta tutta di bambini. Una classe fatta di maschi (rivali, quelli erano rivali). Sulla cattedra c'era una Professoressa, una di quelle molto accomodanti. Una stronza insomma. Glie lo si leggeva in faccia. Insomma l'unica donna era quella che stava la per affondarti.
Mi chiede un argomento a piacere, ed è in quel momento che scopro di non avere preparato nessun argomento a piacere. Allora la Professoressa vuole sapere su quale materia preferirei essere interrogato.
INGLESE rispondo. Cazzo, sarò in grado di mettere insieme due parole in inglese da Prima Media.
E invece quello che la Prof mi chiede è del tutto incomprensibile. Sono parole, sono frasi che non esistono, o meglio, che non conosco!. Ovvio. Mi hanno revocato l'istruzione. Non è che mi hanno soltanto annullato i titoli di studio conseguiti. Mi è stata revocata l'istruzione! Sono a zero. Sono anche peggio di quei bambini sui banchi. L'anno è cominciato da un bel po, sono indietro nella preparazione, rispetto a loro. Poi mi sveglio.

Giuro che ho sognato questo. E' uno dei pochi riferimenti VERI di questo Diery.

Insomma il significato è ben chiaro. Tutto ciò che dai per scontato, tutto ciò che dai per certo, per sicuro, per probabile ed anche tutto ciò in cui speri può venir spazzato via in un secondo.
Posso soltanto immaginare cosa sarebbe avvenuto in un ipotetica introduzione al mio sogno. Ricevo per posta una busta da questo ministero. Mentre la studio dall'esterno io sono ancora padrone di tutto ciò che ho imparato. Grammatica, Inglese, Matematica, Scienze, Filosofie .. poi apro e leggo che da quel momento io non so più nulla, ed è da quel momento che torno ad essere un "ignorante", un "non istruito". Perdo la mia istruzione solo dal momento esatto in cui leggo la sentenza nero su bianco, non già da quando un impiegato ha redatto nel suo ufficio la lettera che mi è stata recapitata.

Non sono quindi solo le nostre azioni a cambiare il nostro futuro, purtroppo. Un pazzo decide che deve festeggiare il capodanno esplodendo colpi di pistola? Sei morto. L'autista del pullman è stato lasciato dalla sua ragazza e realizza che deve suicidarsi in quel momento? Una sterzata e sei morto. Il Bulletto della tua classe decide che la vittima sei tu? Sono cazzi.

Non dipende sempre da noi. Altri possono decidere per noi, anche se di fatto decidono per loro stessi. E noi subiamo questo cambiamento. Certo c'è da tenere in considerazione anche i cambiamenti in positivo. Il bambino delle estrazioni del Lotto decide che preferisce prendere la pallina un po più a sinistra e noi abbiamo un terno a ruota fissa. Tuttavia quello che colpisce di più l'immaginario popolare è il cambiamento in peggio.

Quello che ci va bene ce lo meritiamo, quello che ci va male ci rende vittime.

Il più delle volte è così, tuttavia. Ma non sempre. Non sempre.

venerdì 4 gennaio 2008

The Weight of My Words

Il peso delle mie parole. Il peso delle parole in generale. Di tutti. Il SENSO di queste parole, siamo sempre sicuri di raccoglierlo correttamente?

Da quando ero piccolo mi hanno insegnato che è brutto dire ad un'altra persona: "Non hai capito (quello che ti ho detto)". Mi hanno spiegato che è più educato dire "Mi sono spiegato male (io)". Ho assimilato questo assunto ed ora non fa altro che mettermi ancora di più nei casini.

Non metto in dubbio che molto spesso sia io carente nella fase comunicativa, ma sono altrettanto sicuro che altrettanto spesso la gente capisce male. La gente capisce ciò che NON vorrebbe mai sentirti dire perchè ciò si ritorcerebbe a loro danno oppure ti sente dire CIO' che vuole, se questa cosa sarebbe a loro favore, ma a tuo danno.

Insomma, tu sei la che dici "Bianco" e la gente capisce "Nero". Capisce "Grigio" quando ti va bene. Eppure tu eri stato chiaro: "Bianco", Bi-i-an-co, B-i-a-n-c-o, Bian-Co! Eppure questi continuano a capire "Nero" o "Grigio".

E la tua risposta pro forma è: "No, forse non mi sono spiegato bene" e cerchi di spiegarla differentemente. Cerchi di usare metafore, esempi, modi di dire ma anzichè risollevare la situazione, al posto di instradare il tuo interlocutore verso il senso che tu avresti voluto trasmettere cadi in un vortice. Un Maelstroom di incomprensione che ti trascina inesorabilmente da una posizione di vantaggio, di ragione ad una di torto marcio. Dalla buona fede alla mala fede e più parli peggio è. Alla fine da amichevole e bendisposto diventi uno stronzo arrogante.

Poi al giorno d'oggi esistono indispensabili diavolerie quali SMS, MMS, EMAIL, MSN, ICQ, WAP, WEB, GPRS ed altri incomprensibili acronimi anglosassoni. Grazie a questi acronimi una persona è (più o meno) volontariamente rintracciabile ad ogni ora e quindi siamo sempre "a portata di mano". La possibilità di comunicare, di inviarci pensieri e parole dunque è aumentata in maniera esponenziale. E con questa è congiuntamente aumentata anche la possibilità che si incappi in incomprensioni e litigi e malumori. Una virgola al posto sbagliato, uno "smile" dimenticato, il T9 che fa lo stronzo. Il pollicione troppo grande per quei tasti sempre più piccoli ed ecco che un SMS parte incompleto e non ci sono cazzi! Sono proprio cazzi, non si recupera! Mezzo SMS sballato? Una frase che può essere interpretata su diverse accezioni? Sta sicuro che verrà interpretata nella più negativa delle varie e stop. Discorso chiuso. Un complimento diventa un insulto e tu da gentil cavaliere di belle speranze diventi stronzo e farabutto.

giovedì 3 gennaio 2008

Quand'è stata l'ultima volta ?

Triste cosa "l'ultima volta". Soprattutto quando non sapete che proprio quella che state vivendo è appunto l'ultima. Parlo di tutto, dalla più banale alla più seria, profonda delle cose.

Ricordate quand'è stata l'ultima volta che avete impennato sulla vostra BMX? Quand'è stata l'ultima volta che avete scritto con il gessetto sulla lavagna della vostra classe alle superiori? L'ultima volta che avete riso con una persona prima che all'improvviso il vostro rapporto si rovinasse? L'ultima volta che avete parlato con vostro nonno prima che morisse?

E poi ci sono quelle "ultime volte" che esistono solo nella vostra mente. Quelle cose che vi promettete di non fare mai più ma che poi puntualmente vi fregano e le fate. Mangiare una barretta di cioccolata alla faccia dei grassi e degli zuccheri. Ubriacarvi. Spedere metà del vostro stipendio per una cazzata. Rivedere una persona che vi è stata molto cara scoprendo che lo è ancora; molto. Purtroppo ti accorgi che però, ormai, tu invece, non sei più così tanto "caro" per questa.

Triste è anche aver paura che ogni cosa bella sia l'ultima. Non ti aiuta a vivere il momento. Ancora più triste è iniziare a credere, a sperare che in fondo, le cose belle continueranno e poi rendersi conto che il caso ha decretato che "l'ultima" cosa bella è in effetti stata proprio l'ultima. E "l'ultima" è stata l'ultima dopo una serie preparata, shakerata e servita ad hoc proprio per rendere "l'ultima" ancora più dolorosa.

mercoledì 2 gennaio 2008

La Lingua dei Media batte dove il Dente duole

Capita anche a voi che quando avete qualcosa che vi fa rodere le chiappe il mondo fa di tutto per ricordarvelo? Mettiamo che un pazzo sbuchi all’improvviso da un incrocio. Non importa se da destra o da sinistra, prendetevi ragione o torto a vostro piacimento. C’è questo pazzo che sbuca e tu non sei abbastanza veloce da schiacciare il freno. Fai il botto. La tua FIAT UNO che resisteva dagli anni 80 è distrutta. Quella UNO era appartenuta a tuo padre, che poi l’aveva lasciata a tuo nonno (che stava rincoglionendo e guidava peggio di un ubriaco) ed infine era arrivata a te dieci anni fa, quando eri un neopatentato. Ebbene lei, la gloriosa FIAT UNO che aveva resistito ad un vecchio rincoglionito e ad un neopatentato. Aveva superato egregiamente ogni revisione e solo nelle ultime il meccanico aveva chiuso un po’ un occhio. Per altre automobili più nuove, lo stesso meccanico, li aveva chiusi anche tutti e due.

Adesso quella tua UNO è da buttare. Fino a qualche secondo prima il suo motore rombava allegramente ed adesso è da buttare e tu sei distrutto, affranto. Ebbene avete mai notato nei giorni seguenti quanto l’ambiente ci prenda per il culo?

Accendi la TV è c’è Gianluigi Buffon che mostra la sua maglia: La N. UNO. Cambi canale e c’è la pubblicità del gioco di carte “UNO”. Allora decidi che è meglio farsi una passeggiata. Ma due isolati più in la trovi parcheggiata una macchina che sembra la tua. Identica, stesso colore e tu non l’avevi mai vista prima. Cambia solo che quella UNO non è la tua, perché la tua è distrutta. Inutile dire che dopo cena, sempre in TV c’è un film storico, prodotto in Italia: La UNO bianca.

Laura, la tua ragazza ti lascia spezzandoti il cuore. Vuoi che tutto d’un tratto la radio non si metta a trasmettere a rotazione le canzoni della Pausini? Non vuoi avere il culo di beccare su M-TV la presentazione del nuovo video di L’Aura ? Hai mai notato quanto è comune il nome Laura? Da quando la tua fidanzata ti ha lasciato è sulla bocca di tutti. Personaggi di Fiction, spot e cartelloni pubblicitari. Hai mai notato quante “Laura” ci sono in giro e quanto spesso la gente le chiami per nome?

Ungaretti. Il poeta preferito della tua EX ragazza. Quella che ti ha spezzato il cuore. Dove mai, fuori dai libri di testo si è mai nominato UNGARETTI?

Questa mattina, dopo il TG, mentre fai colazione. Non credi sia mai capitato prima… Prima che la tua ragazza ti lasciasse. Un programma culturale della Rai recita una poesia di Ungaretti. Ma non una qualunque. Proprio QUELLA. Quella specifica, quella la. Quella che lei aveva affisso sul muro della sua cameretta. Muro che non rivedrai mai più. Mai più.

martedì 1 gennaio 2008

Mutande Rosse

Riconosco di avere una grandissima testa di cazzo. Va per conto suo. Non lo metto in dubbio. Va così tanto per conto suo che anche quando le ordino di pensarla diversamente, quella fa come crede. Forse è solto un'accenno di disturbo bipolare della personalità. Spero che l'iperico abbia il suo miracoloso effetto erboristico.

Si può fondare una religione su un paio di mutande rosse?

Mi chiedo. Si può? Hanno usato già l'idea? E' un marchio registrato? Ne ha già scritto Stephen King e ci stanno per fare un film?

Le cose stanno così:

A me il capodanno proprio non piace. Le ho provate tutte. Pizza, Disco, Festicciola tra amici ed ogni volta mi prendeva una depressione paurosa, soprattutto nei locali pubblici. "Cosacazzoavrannomaidadivertirsiquesti?!"

E così, ogni anno, mentre tornavo a casa nella mia 500 nera, (immatricolata a fine anni '90) fuori la gente continuava a sparare petardi e ad accendere stelle filanti. Nulla di strano quando non è ancora l'una del mattino.

Insomma sono li che nella notte più lunga dell'anno io torno a casa prima di qualsiasi altro giorno lavorativo. Ho espletato l'ennesima formalità. Praticamente ho pagato dalle 70 alle 100 euro (benzina compresa) per essermi liberato da un peso e provare la goduria di tornare (finalmente) a casa.


Ogni anno, più o meno a quest'ora penso che il capodanno appena trascorso sarà l'ultimo al quale mi faccio coinvolgere. Ma poi mi ritrovo sempre allo stesso punto. D'accordo per una cena, per una festa, per una disco. L'anno scorso tuttavia è cominciata la mia ribellione. Era il Dicembre del 2006. "Ok" ho detto "si faccia questa cenetta. Ci stò". Tuttavia uno sgarro al capodanno volevo proprio farlo. E così bestemmiai. Bestemmiai contro il rituale e contro la tradizione. Celati sotto i miei jeans casual avevo indossato un bel paio di boxer NERI? Capite? NERI !

Sprezzante del loro potere metafisico, parapsicologico, paranormale o come meglio credete io ho offeso i miei buoni BOXER ROSSI!

Ebbene il 2007 è stato un anno piuttosto brutto. All'inizio neanche ci pensavo ma poi qualche dubbio m'è venuto. Adesso per confutare la mia tesi ho passato una notte con il mio amato boxer rosso sotto il pigiama. SI, sotto il pigiama perchè finalmente quest'anno non ho ceduto ed ho evitato feste, cene, petardi e luoghi d'aggregazione.

Questo paio di Boxer rossi credo che li terrò fino a domattina.


Tra un anno, se sarò ancora in vita, saprò dirvi se questi Boxer Rossi di Capodanno hanno un potere divino e vendicativo. Vi dirò anche se hanno la bontà di perdonare.