... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

mercoledì 11 novembre 2009

Una Gag che fa cagare, ti da modo di pensare!

Mi sono sempre chiesto se in un sogno la paura si prova per quello che la visione onirica ci offre oppure se si prova perchè è il sogno ce la impone. Propendo per la seconda ipotesi. Mi è capitato spesso di sognare mostri, diavoli, fantasmi e non aver provato paura ma essere terrorizzato in altri sogni da insetti o da semplici alberi. Dunque non è cosa vedo a spaventarmi in sogno, ma da come il sogno sia stato, in un certo senso, "programmato". Forse l'elaborazione visiva onirica più ovvia di ansia, preoccupazione e stress dovrebbe essere stereotipata in fantasmi, zombie, assassini, pazzi e Topo Gigio, ma qualche volta qualcosa non va e a simboleggiare tutto questo è invece, ad esempio, una pietra. La pietra non fa paura a nessuno, a meno che non ci sia scagliata addosso durante una lapidazione, eppure nel sogno, proprio perchè significante strambo di qualcosa che poteva essere meglio rappresentato, ci terrorizza. Difficile che un pittore rappresenti l'inverno con un prato fiorito insomma.

Questa notte ho avuto la stramba conferma di quanto ne penso a proposito.

Il sogno era ambientato in camera mia.
Un ragazzo alla finestra al secondo piano del mio palazzo era con ogni evidenza follemente innamorato di una ragazza anche lei affacciata alla finestra del palazzo di fronte (maledetto Giacobbo ed il suo Voyager per aver lunedì dedicato un servizio a Shakespeare). Si sentiva la voce del ragazzo anche se non lo si vedeva più, era rientrato. Raccontava ai suoi familiari di quanto fosse bella quella ragazza di fronte, che nel frattempo era a sua volta rientrata in casa, sostituita da sua nonna, una anziana obesa intenta a stendere i panni. Qualcuno, forse lo zio, con un improbabile accento napoletano che adesso non saprei scrivere dice: "Vediamola questa bellissima ragazza" e affacciandosi vede invece la nonnona.
"Oh Marunna, ma questa è una cicciona!" (mi scusino i partenopei) esclama lo zio e ritirandosi in casa.
Ora, la Gag, la delusione dello zio, il malinteso mi fecero talmente ridere che dovetti necessariamente raccontare l'accaduto ai miei famigliari che apprezzarono e ne risero anche loro. Subito dopo aver dato sollazzo anche ai miei, mi sono svegliato e dapprincipio la gag mi faceva ridere sul serio, ho pensato che l'avrei dovuta inserire in uno dei miei racconti, che sarebbe stata bene in un telefilm, di quelli che guardi quando hai la febbre e sei a casa non potendo andare al lavoro. Poi, poco a poco, diventavo sempre più lucido e la gag sempre peggiore. In primo luogo un napoletano non avrebbe detto "Cicciona" ma qualcosa come "Chiattona". Forse con "Chiattona" avrebbe potuto funzionare, ma i secondi passavano ed io ero sempre più sveglio. Meno di un minuto dopo provavo vergogna di me stesso per aver solo pensato che quella roba potesse essere divertente. Era solo che nel copione di quel sogno era previsto che si ridesse, mi avrebbe fatto ridere qualunque cosa, se fosse stato in programma.

Alla fine, però, la GAG l'ho davvero raccontata. Questo lancia un ombra inquietante sulla mia già complicata psiche.



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