... E' una forma meno invalidante del disturbo bipolare ed è caratterizzata da periodi alternanti di depressione e di ipomania. Ci sono dei periodi di normalità in cui l'umore è stabile, che non durano però per più di due mesi.Il ciclotimico soffre l'alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione.Nelle fasi di ipomania si intraprendono progetti anche grandiosi affrontati con entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Tuttavia la ciclotomia non è mai così grave da compromettere la vita sociale e lavorativa dell'individuo.

giovedì 31 luglio 2008

Matto in tre mosse

Giorni fa stavo riflettendo su una cosa. Forse qualche volta i giovani di oggi, e probabilmente anche alcuni di ieri, sono fuorviati da tutto ciò che l'informatica, soprattutto il settore ludico di questa, ci ha portato. Nei videogiochi si "muore", ma si hanno altre "vite", nei videogiochi si perde, ma abbiamo salvato la partita poco prima del punto difficile, così possiamo riprovare. Se proprio non ci riusciamo possiamo provare altre vie, altre strategie per "superare il mostro". Sappiamo di poter fare affidamento su quel salvataggio. Tornare in dietro nel tempo e cambiare le cose è possibile. Accellerare lo scorrere del tempo è possibile. E' possibile uccidere chi ci si para davanti per ostacolarci. Se l'andamento della nostra partita non ci piace, interrompiamo il gioco e ripartiamo da capo. Stiamo giocado "On-Line" agli scacchi con qualcuno di sconosciuto. Sentiamo che lo scacco matto è nell'aria e allora chiudiamo la finestra, spegnamo il computer. Non diamo all'avversario la soddisfazione di batterci. Formalmente evitiamo una sconfitta che sappiamo arriverebbe in tre mosse, ma in realtà, nella nostra testa, sconfitti lo siamo stati comunque. Il problema è quando siamo invece nella vita vera, e nella vita vera non esiste nessun salvataggio. Nessuna disconnessione, nessun arresto del sistema. Certo, potremmo cambiare discorso ed apparire deficienti ed insieme sconfitti il doppio. Potremmo dare una manata alla scacchiera e ribaltare tutti i pezzi, ma probabilmente il nostro avversario a sua volta con una manata ci ribalterebbe i connotati. Potremmo fare di tutto per evitare un argomento, una sfida, una situazione o una decisione, ma non provarci e se non siamo soddisfatti ripristinare la situazione precedente e provare ancora. Il macigno della sconfitta quindi ce lo prendiamo comunque, credo si chiami coscienza. Se sto giocando al Fanta campionato di Calcio sul mio PC e tengo tanto ad una vittoria, in caso di sconfitta, sarebbe facile ripristinare il salvataggio e provarci ancora. Certo non sarà sportivo, non sarà leale, ma il computer non si offende e se sta bene a me, buona camicia a tutti come diceva un noto baffone tutt'ora sulla breccia. Nei rapporti interpersonali è tutt'altra storia. La gente, fatte le dovute eccezioni, è dotata di intelligenza e sensibilità e magari fa solo finta di non aver visto la nostra manata sulla scacchiera. Fa solo finta di credere al colpo di vento che ha ribaltato tutto. Poi se noi "bari della scacchiera", crediamo a questa benevola balla allora buona camicia a quasi tutti. Al nostro avversario distratto andrà un tantino stretta.

La vita è quella che è purtroppo. Dico "purtroppo" perchè io sono tra quelli che si sarebbero resettati più e più volte. Tra quelli che avrebbero cambiato decisioni, quelli che sarebbero tornati di volta in volta in dietro ci sono anche io. Sono tra quelli che avrebbero voluto interrompere questa vita (partita) e vedere se quella "nuova" potesse andare meglio.
Forse quelli delle generazioni precedenti apprezzavano di più la vita, o comunque si facevano una ragione di tutti i propri difetti, problemi e mancanze. Non avevano proprio il concetto del virtuale. Comunque non dico che forse erano meglio quei tempi. Non tornerei di certo a camminare a quattro zampe solo perchè su due si inciampa di più.
Riflettendoci però, sono molto più probabilmente io il malato che ha pensato a quanto sarebbe comodo avere le comodità del virtuale nel mondo reale.

martedì 29 luglio 2008

Sogni: City Fair (1)

Piccola premessa. In un blog come questo credo proprio che ci stia raccontare qualche sogno strano. Non che tutti abbiano un significato nascosto e profondo, non che tutti possano essere facilmente interpretati. Ad ogni modo essendo "il meccanismo del sogno" già di suo affascinante ed anche inquietante, il solo racconto di queste visioni risulta interessante. Spesso siamo inermi a ciò che guardiamo in sogno e non possiamo fare altro che abbandonarci a ciò che succederà. Regna quindi l'incertezza, la paura, l'ansia e spesso anche la morte.

Ieri sera ero in giro con il mio solito gruppo di amici, parlando di niente (come al solito) me ne vengo fuori con la frase "bruciare le case" riferito ad un ipotetico ed assurdo rituale da compiersi durante le feste di qualche paesotto di montagna, così tanto per richiamare turismo. Mezzo secondo dopo aver scherzosamente detto questo mi è tornato alla mente un sogno che feci tanto, ma tanto tempo fa, tempi delle elementari o addirittura anche prima. Con quelle tre parole (bruciare le case) e con quel contesto (feste patronali) avevo esattamente descritto quel sogno che mi è tornato alla memoria in un lampo. Questo che sto per raccontare ha un profondo significato. Il titolo potrebbe essere "Sono Tutti Froci Col Culo Degli Altri"

Nel sogno ero con mia madre, sul marciapiede di Via Xxxxx, qui ad Ortona. Entro pochi metri avremmo dovuto girare a sinistra e percorrere una via perpendicolare di qualche decina di metri per arrivare a casa. Nel sogno l'ambientazione è reale. Ricordo che c'era un clima ilare, si rideva e si scherzava. So che era un periodo di festa, era LA FESTA della cittadina. Ricordo che si stava commentando dell'attrazione principale della festa. Ogni anno UNA casa scelta a caso veniva bruciata. Ricordo che io ero eccitato da questa festa. Mi piaceva l'idea che qualcuno restasse senza la propria casa. che la vedesse addirittura bruciare e ne stavo parlando con mia madre. Poi, giriamo l'angolo a sinistra e giù in fondo alla strada è invece la nostra casa che sta bruciando. Ricordo che in sogno ho avuto delle sensazioni di paura, sorpresa e di .. non saprei come chiamarla .. vergogna vorse. Mi rodeva insomma che altri se la spassassero alle mie spalle ed a mio danno come stavo facendo io poco prima.
L'ultimo ricordo che avevo allora del sogno è lo stesso che ho adesso. Niente di meno.
La scena si sposta all'interno dell'atrio d'ingresso del condomino. C'è mia madre che con la schiena (lei ha subito un'operazione alla schiena, ai tempi del sogno l'aveva subita da poco, immagino) cerca di mantenere chiusa la porta a vetro spingendo con le gambe leggermente piegate verso la porta. Come se stesse seduta su uno sgabello appoggiando la schiena al portone. Ricordo che fuori un caprone o qualcosa di simile cercava di sfondare prendendo rincorse e tirando poderose capocciate (cornate) contro il portone di ingresso. Io ero dentro e mia madre impediva al caprone di entrare. Ero spaventato e non sapevo come aiutarla. Dopo, non ricordo più nulla.



giovedì 24 luglio 2008

Un Settembre Virtuale

Anni fa, tanti anni fa settembre voleva dire "cominciare daccapo". Settembre era molto più significativo, molto più sibolico di gennaio e del suo capodanno. A Settembre si tornava a scuola, gli amici ed i parenti tornavano nelle città e la prima pioggia voleva dire "fine dell'estate", vacanze terminate. A quei tempi c'era così poco da fare che era quasi una liberazione dalla noia. Alla lunga anche il non far niente stanca. Poi, l'evento, il tornare a scuola era un paletto, un confine tra il prima ed il dopo. Adesso invece non c'è proprio una fine ed un inizio, non così significativo almeno. A meno che infilare una T-Shirt a maniche lunghe possa essere così evocativo. Insomma ogni settembre è un'iniezione di speranza, di aspettative. Il clima cambia, le giornate si accorciano e per un po di giorni si sta davvero bene. Non c'è freddo, non c'è caldo. Piano però si scivola nei tediosi Ottobre e Novembre. Piano piano si scopre che questo Settembre è solo virtuale. Non c'è nessuna novità. Nessuna nuova materia da studiare, nessuna nuova persona da conoscere. Tutto uguale, la magia è finita.
Torna l'autunno e la vita rallenta ma è solo una fregatura. Si ha solo più tempo per constatare che effettivamente o il tuo treno è già passato oppure, molto più probabilmente è stato soppresso per carenza di fondi.

domenica 13 luglio 2008

Se come John Lennon, come John Lennon

Forse è per via dei suoi occhiali grossi e tondi, come quelli della defunta star, che lo chiamiamo così. John Lennon è un ultra quarantenne di nostra conoscenza. Single (anche se forse ormai è ora di chiamarlo scapolo), tremendamente impacciato con le donne e si pensa anche cultore del porno scaricato abusivamente su E-Mule. Pare che una volta abbia anche ricevuto un "due di picche" da una ragazza che, si, sarà più giovane di vent'anni, ma lo sovrasta di almeno quaranta chili di peso e diversi centimetri di girovita. Non una prima donna, insomma. John Lennon vive dunque in depressione e frequenta luoghi d'incontro dove gira gente più giovane. Forse lo fa per esorcizzare il tempo che passa. Su di lui si costruiscono fantasiose scenette/gag del tutto inventate, frutto di fantasia, che però risultano spassosissime. Uno zimbello. Beh se io dovessi arrivare a quarant'anni ad elemosinare un posto tra i vent'enni, ad elemosinare una donna, ingrassato, preso in giro ed in preda ad un forte stato depressivo, allora uccidetemi. Come con l'originale.

Comprate una Smith & Wesson calibro 38 e sparatemi. Con me non dovrete perder tempo a farmi firmare copertine di dischi. Nessuna stretta di mano. Cinque colpi di pistola, badate soltanto che almeno uno di questi mi trapassi l'aorta.

lunedì 7 luglio 2008

Dei Bei Tempi e dei suoi abitanti

Generalmente, quando si parla dei Bei Tempi lo si fa sempre al passato. Per deduzione logica devo immaginare che i Tempi Odierni non siano apprezzati pienamente, non nella maniera giusta, che meriterebbero. Tutto quello che ci passa per le mani oggi, io credo che lo recepiamo come "stato di fatto", qualcosa di assodato, di presente e presumibilmente immodificabile nell'immediatezza. Poi passano gli anni e ci troviamo a parlare dei Bei Tempi e vi includiamo anche questi attuali. Vi includiamo l'odierno. L'oggi. L'oggi che utilizziamo per celebrare ancora precedenti Bei Tempi. Mi è spesso capitato di ricordare con nostalgia situazioni in particolare, periodi di particolare contentezza , ma anche tempi che all'epoca mi apparivano tristi e frustranti. I Bei Tempi andati sono quindi anche quelli delle punizioni, delle terrificanti pagelle scolastiche e di altre situazioni che mi portavano apprensione. Talvolta magari capita di notare che stiamo vivendo un Bei Tempi ed è come quando ci accorgiamo di sognare. Gli appassionati (i fanatici?) li chiamano "Sogni Lucidi". Accade talvolta che ci accorgiamo che stiamo sognando. Siamo coscienti in un ambiente innocuo e senza leggi dove tutto ci è permesso. L'eccitazione, la voglia di fare, di provare è così forte che ci si sveglia. Vorremmo provare a lanciarci dalla finestra e volare, prendere a pugni la gente per strada, accoppiarci con estranei, rubare. Tutto ciò che nella vita VERA sarebbe deprecabile. Entriamo quindi in una sorta di festinazione che ci accelera, una pulsione ad agire in fretta, prima che il cervello si svegli del tutto. Questa fretta, questo lottare ci porta solo al risultato meno sperato: ci svegliamo. Quando ci accorgiamo di essere in un Bei Tempi è come viaggiare nel tempo. Stiamo capendo ora qualcosa che avremmo capito solo tra qualche anno. Un bel vantaggio indubbiamente. Però proprio come nel Sogno Lucido la consapevolezza ci porta a svegliarci, nel Bei Tempi la consapevolezza ci porta una gran paura che tutto possa spezzarsi all'improvviso. Forse senza volerlo passiamo dal vivere la situazione al preservare la situazione. E questo tentativo, questa lotta del preservare ci porta al risultato più temuto: la fine. Non c'è bisogno che vi dica, care lettrici e cari lettori, che veder la fine di un Bei Tempi, sapendo che quello era un Bei Tempi è davvero molto, molto più traumatico.

Ad ogni modo questi Bei Tempi hanno anche degli abitanti. Vecchi amori corrisposti e non. Professori, compagni di classe, semplici facce che eravamo abituati a vedere, amici. Amici di amici, amori di amici dei quali sentivamo solo parlare. Spesso mi chiedo che fine abbiano fatto, cosa stanno facendo e cosa è successo loro nell'arco di tempo (che spesso sono anni) intercorso dall'ultima volta che ci abbiamo parlato fino a quel momento. Di molti abbiamo ancora il numero telefonico nella rubrica del cellulare. Chissà poi se quel numero è ancora valido. Avrei voglia di inviare un semplice SMS per sfamare la mia curiosità. Qualche volta l'ho fatto ed ho scoperto cambiamenti spiacevoli di carattere, stravolgimenti fisici (spesso in peggio) e addirittura marcati cambiamenti di accento. Un'altra persona in pratica.
Altre volte invece mi è capitato di contattare questi "Abitanti dei Bei Tempi" per cercare di rievocare ciò che era stato, per crogiolarmi, per illudermi che in realtà poco era cambiato. Sembrava che volendo tutto potesse tornare come quel periodo, dal quale però ero distante anni. Certo una base, un fondo di curiosità per l'evoluzione di quella persona c'era, ma maggiormente era un atto di egoismo, più che di altruismo il chiedere "come va?".

Ciao Ragazza Che Frequentavo Dieci Anni Fa, ti ricordi di me e di come passavamo il tempo insieme? Come stai? Che fai ora? Che piega ha preso la tua vita? Ti ricordi quando ti telefonavo? Che Bei Tempi!

giovedì 3 luglio 2008

Profetici Pentagrammi: Nelle Mani Degli Dei

E' così facile ... ma non posso farlo
... così rischioso ... ma devo provarci
Così divertente .. ma non c'è proprio nulla da ridere

Se non c'è inizio, non c'è una fine.
Nessuna intenzione di essere falso.
Credimi, la vita va avanti, sempre
Perdonami quando ti chiedo a chi io appartenga
e tu rispondi che Io non potrò (puoi) mai lasciarti (puoi lasciarmi) andare
Ma non è vero. E' tutto nelle mani del degli Dei

Come al solito. Questa canzone mi ha colpito per quanto sono vere le contraddizioni alle quali quotidianamente ci troviamo davanti.
Abbiamo tra le mani qualcosa di semplicissimo, e ci rinunciamo per "paura" per timore di sbagliare. Perchè? Perchè se falliamo con il facile avremmo da vergognarci. Perchè una sconfitta potrebbe essere la conferma della nostra inettitudine? O semplicemente perchè riuscendo non potremmo lamentarci. Poi per la sindrome di CandyCandy invece ci troviamo ad affrontare situazioni particolari e difficili. Impossibili. Ci innamoriamo di pazzi, delinquenti, di gente poco rispettabile e PER nulla PER bene. Dalle superiori ci hanno fatto uscire con un giudizio sufficiente ed un calcio in culo e noi siamo pronti ad iscriverci ad una facoltà di ingegneria astrofisica.

Spesso non si inizia un progetto, un'esperienza per non vivere il momento dell'inevitabile distacco. Non sto dicendo che un progetto o un'esperienza debbano finire in fallimento, ma ragazzi purtroppo esiste anche quella cosa chiamata MORTE. Io stesso ho sempre rifiutato di avere un animale domestico perchè la prima cosa alla quale avrei pesato sarebbe stato il momento della sua morte. Purtroppo però con questo modo di ragionare perdiamo tutto il succo, tutto il bene potenziale. Tutti i benefici, la gioia di una esperienza andrebbero persi. Non si può vincere il primo premio senza comprare un biglietto della lotteria. Non si può provare l'eccitante tensione dell'estrazione in diretta mentre si sogna tenendo in mano il proprio biglietto. Bisogna sempre provare.

Notevole riferimento anche a quella gente che con la bocca dice una cosa e con il cuore (beh dire "con il cervello" è senza dubbio meno romantico) invece desidera il contrario. Posso capire che spesso questa contraddizione è puramente in buona fede, ma è controproducente per tutte le parti.